RomaDopo l'esposto del «corvo del Viminale», l'anonimo dipendente del ministero che ha denunciato turbative negli appalti tecnologici del ministero dell'Interno, uno dei prefetti «accusati» dalla missiva, il vice capo vicario della polizia Nicola Izzo, ha presentato le sue dimissioni. L'ha fatto lo scorso 3 novembre spedendo un'e-mail ad Annamaria Cancellieri e ad Antonio Manganelli, e ha ribadito la sua intenzione ieri mattina. «È necessario che sulla polizia e i suoi vertici non vi siano ombre, per poterla difendere. Per questo vado via», ha scritto nella lettera di dimissioni l'uomo finito nel mirino del corvo, lamentandosi anche della «diffamante campagna di stampa» subita a causa di «una lettera anonima» nel rassegnare il suo mandato.
Ma ieri il ministro, pur «apprezzando la sensibilità del prefetto», ha rispedito la richiesta di dimissioni al mittente, confermando dunque Izzo nel suo incarico. «Credo che una persona - ha spiegato la Cancellieri - non possa essere giudicata sulla base di un esposto anonimo sul quale non abbiamo ancora riscontri». E se il vice non si tocca, men che mai è a rischio il numero uno, ha spiegato ancora Anna Maria Cancellieri, escludendo un avvicendamento di Antonio Manganelli: «Il cambio del capo della polizia non è mai stato all'ordine del giorno».
Ma l'esposto, ancorché anonimo, non è stato certo preso sotto gamba dalla responsabile del ministero dell'Interno, anche perché «la trasparenza è fondamentale», e «la parola chiave è che siamo determinati a non avere alcuna ombra sul Viminale». «Abbiamo preso molto sul serio questa vicenda dall'inizio», ammonisce la Cancellieri, che quanto al «movente» ipotizza anche che dietro la denuncia del corvo («mi piacerebbe conoscerlo») si nascondano «interessi personali». Per il ministro, insomma, «ci stiamo guardando dentro: è importante quello che dirà la magistratura e quello che diranno i riscontri interni che stiamo facendo».
Quanto al primo fronte, con l'inchiesta della procura di Roma coordinata dall'aggiunto Francesco Caporale, ieri è stato sentito proprio il vice di Manganelli, Izzo, che aveva chiesto lui stesso di essere ascoltato dai magistrati dopo che la lettera del corvo era finita sui giornali. Nel faccia a faccia, avvenuto alla presenza del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, Izzo ha detto di non avere idea di chi sia l'autore dell'esposto, ma ha respinto tutte le accuse che il «corvo» gli ha rivolto nella denuncia, fornendo ai magistrati la sua versione sulle varie «contestazioni» dell'anonimo. Izzo, che si è riservato di consegnare agli inquirenti anche una memoria scritta sulle vicende al centro della missiva del corvo, è stato sentito come testimone e non risulta indagato.
Ora la procura potrebbe ascoltare anche l'altro prefetto tirato in ballo dal corvo nella sua denuncia, l'ex responsabile della direzione tecnico-logistica del Viminale Giuseppe Maddalena, andato in pensione pochi mesi fa, mentre proseguono anche gli accertamenti sugli appalti indicati dall'esposto anonimo.
Nessuna conferma, invece, su un possibile legame tra il fascicolo d'indagine aperto in seguito alla lettera del corvo e l'inchiesta sul suicidio del viceprefetto Salvatore Saporito, che si sparò un colpo di pistola nel marzo 2011 all'interno della caserma di Castro Pretorio, a Roma.
Secondo il «corvo», infatti, Saporito si sarebbe tolto la vita non perché preoccupato dalle indagini della procura di Napoli su Finmeccanica (che lo coinvolgevano), bensì in seguito alle umiliazioni e alle continue pressioni ricevute dai suoi superiori proprio per vicende legate agli appalti «da pilotare». Ma la procura di Roma ieri ha fatto sapere di aver già chiesto l'archiviazione per la vicenda della morte di Saporito.
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