La vergogna di chi piange i terroristi

Che un'eurodeputata italiana definisca "comprensibili" gli assassini e dimentichi le vittime è una vergogna senza precedenti

La vergogna di chi piange i terroristi
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Caro direttore Feltri,

sono profondamente indignata. Le scrivo dopo aver letto le incredibili parole dell'eurodeputata Ilaria Salis, che ha parlato della strage di carabinieri a Verona come «frutto della disperazione degli occupanti». È inaccettabile, gravissimo. Ma davvero siamo arrivati al punto in cui un esponente delle istituzioni europee esprime

comprensione per dei terroristi che hanno fatto esplodere un casolare pur di uccidere carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco innocenti? Ma davvero si può comprendere chi pianifica l'assassinio di servitori dello Stato?

Io sono sconvolta. E mi domando dove stia andando questa sinistra: che valori trasmette? Che messaggi manda ai giovani?

Cosa ne pensa lei, direttore?

Lucia Martino

Cara Lucia,

sono sconvolto quanto te. Non solo hai perfettamente ragione, ma hai anche detto le uniche parole di buonsenso in mezzo a un mare di vergognoso giustificazionismo.

Leggo anch'io, con nausea crescente, i commenti di certa sinistra che sembra incapace di pronunciare parole limpide, chiare, definitive. Sempre lì a cercare il perché, il ma, il tuttavia. E così accade che un'eurodeputata italiana, non una studentessa confusa, non un attivista al megafono, ma un rappresentante delle istituzioni europee, si permette di definire «comprensibile» una strage, di insinuare che l'assassinio di tre carabinieri sia il frutto della disperazione.

No, onorevole Salis. Non si è trattato di disperazione. Quella che lei tenta di nobilitare con retorica posticcia è una strage pianificata a sangue freddo, con bombole di gas, inneschi e molotov. Non un gesto impulsivo. Non una reazione disperata. Bensì un attentato. Un agguato. Un piano studiato per uccidere più uomini possibile. E questi uomini

erano carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco. Erano servitori dello Stato, entrati in quel casolare per eseguire un ordine di perquisizione disposto da un magistrato della Repubblica. Erano lì per fare il loro lavoro. Per difendere la legge.

Che un'eurodeputata italiana definisca «comprensibili» gli assassini e dimentichi le vittime è una vergogna senza precedenti. In effetti, non ricordo parole più gravi di queste. Ma è l'ennesima tappa di una discesa agli inferi che la sinistra ha imboccato da anni: la santificazione del delinquente, la colpevolizzazione dello Stato, l'odio verso le divise. Per certa sinistra, il criminale è sempre un povero, un disagiato, un escluso, che deve essere ora capito, ora accolto, ora integrato, ora graziato.

Mentre il poliziotto, il carabiniere, il vigile urbano, il soldato diventano automaticamente i cattivi, i servi del potere, i nemici del popolo. E così siamo arrivati al punto di non ritorno: una eurodeputata italiana che sembra piangere per gli attentatori, non per i caduti. Che sta dalla parte dei terroristi e non dalla parte dei martiri.

Ma io non ci sto. E come me, milioni di italiani. Non siamo più disposti a tollerare chi sputa sui nostri morti, chi calpesta l'uniforme, chi insulta le forze dell'ordine mentre vive al sicuro grazie al loro lavoro. Non siamo più disposti a vedere le istituzioni occupate da chi disprezza lo Stato che rappresenta. Le forze dell'ordine italiane sono un baluardo di civiltà. E, anche in quella tragica notte, hanno dato prova di eroismo: alcuni carabinieri feriti hanno perfino salvato la donna che li aveva aggrediti. Questo è lo Stato. Questo è l'onore. Questo è l'Italia che amiamo.

Chi cerca di assolvere i carnefici, definendoli

degni di comprensione, si pone fuori dalla civiltà. E soprattutto, fuori dalla dignità. Vorremmo Salis anche fuori dalle nostre istituzioni, ma ancora una volta si è provveduto a salvarle immeritatamente il fondoschiena.

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