VERSO LE ELEZIONI

da Milano

Adesso si possono solo immaginare le risate che deve essersi fatto Dirk Ahner, il direttore generale per la politica regionale all’Unione europea. La lettera che ha inviato a Guido Bertolaso il numero uno della Protezione civile ha il tono di chi non può credere a quello che l’Italia è riuscita a combinare. Ma come? C’è un Fondo di solidarietà Ue a disposizione dei territori che hanno subito catastrofi naturali, l’Italia nell’estate scorsa è andata in fiamme perdendo oltre 100mila ettari di bosco e persino tre vite umane, e le Regioni colpite che hanno fatto? Nove su nove, sette amministrate dal centrosinistra e due dal centrodestra, hanno presentato le domande in ritardo, oppure pasticciate, con tanti saluti ai risarcimenti. Quanti? Bella domanda, dicono alla Protezione civile, le Regioni ha indicato cifre «disomogenee», chi troppo chi niente. Di certo c’è solo che i danni, nell’infernale estate 2007, hanno superato i 500 milioni di euro.
Adesso Bruxelles ha chiuso la pratica, e in Italia s’è incendiata la polemica, con il solito rimpallo di responsabilità su chi doveva fare cosa. Solo che il problema, qui, è il come. Riassunta, è andata così: le Regioni avevano dieci settimane di tempo dalla data degli incendi per presentare domanda, attraverso la Protezione civile. La Protezione civile ha avvertito i governatori il 27 luglio, e cioè il giorno in cui il Consiglio dei ministri dichiarò lo stato di emergenza. Si aspettava la corsa all’oro, Bertolaso. Invece è seguito un lungo silenzio. Il 18 settembre ha inviato un sollecito: muovetevi o verrete escluse dal fondo. E le Regioni si sono mosse. Malamente, però. Molise, Basilicata e Calabria hanno inviato «una lettera di una sola pagina», scrive Ahner, «senza alcuna informazione» per «valutare se tali catastrofi soddisfano i requisiti del Fondo». Le altre, per la serie «chi troppo vuole nulla stringe», si sono fatte bocciare la domanda perché hanno abbondato nella serie di incendi elencati. «Eccesso di zelo o banale sciatteria?» si domanda il vicepresidente della Commissione europea, Mario Mauro. Il risultato non cambia. Il pasticciaccio più brutto lo ha fatto la Puglia, che pure era stata la più colpita, con 2.300 ettari bruciati, 3 morti e un danno quantificato dalla prefettura in 61 milioni di euro. Se avesse indicato la data dell’incendio peggiore, il 21 luglio 2007, sarebbe arrivata in tempo, avverte Ahner. Invece ha riferito la domanda al 25 giugno, inviandola però il 26 settembre successivo, fuori tempo massimo. In ritardo per motivi simili sono arrivate anche Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo e Sicilia. Adesso ci sono i sindaci inferociti. Francesco Tavaglione di Peschici, per esempio, se l’è presa con la Protezione civile, rea di non aver controllato e corretto la domanda della Puglia. Il governatore Nichi Vendola se n’è lavato le mani: «Non è la Regione titolare della pratica, ma la Protezione civile». Bertolaso non ci sta.

«Il 26 settembre, data ultima per la presentazione delle domande, il Dipartimento ha trasmesso a Bruxelles la documentazione così come pervenuta dalle Regioni, sebbene fosse stato rilevato che era incompleta, tardiva e superficiale nei contenuti» segnala, senza correggerla perché, avverte, le Regioni si sono mosse con troppo ritardo.
Del resto, ancora ieri nemmeno per il governo era chiaro il quadro delle richieste di risarcimento, il che impedisce di distribuire i 5 milioni di euro stanziati dopo l’emergenza. Era il 28 agosto scorso.

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