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“Viva l’Italia antifascista”. Dopo la Scala, alla Nuvola il nuovo urlo della gauche caviar

I radical chic si spostano: dal loggione della Scala di Milano alla Nuvola di Roma, così il finto urlo di ribellione ora diventa identitario

“Viva l’Italia antifascista”. Dopo la Scala, alla Nuvola il nuovo urlo della gauche caviar

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“Viva l’Italia antifascista”. Dalla Scala alla Nuvola, il nuovo urlo della gauche caviar

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Il salottino radical chic romano si è riunito questo pomeriggio alla Nuvola dell'Eur per la presentazione del libro di Giorgia Serughetti, La società esiste. Presente anche Elly Schlein, segretario del Pd, che non ha perso occasione per una sfilata tra gli esponenti della gauche caviar romana. Ed è proprio all'ingresso del segretario del Partito democratico che qualcuno, dal pubblico, ha gridato "Viva l'Italia antifascista". L'urlo è lo stesso che è risuonato al teatro alla Scala di Milano dopo l'inno di Mameli, fatto risuonare da un giornalista equestre di 65 anni in aperta polemica con la composizione del loggione dove, come impone il protocollo, sedevano le più alte autorità insieme a Liliana Segre.

Alla Nuvola c'era anche Marco Damilano, giornalista, chiamato a moderare l'incontro che, con sferzante sarcasmo e proprio in riferimento a quanto accaduto alla Scala di Milano, ha mostrato il documento di identità. "Sono pronto a essere identificato", ha detto il giornalista, ironizzando sugli agenti della Digos che nel pieno svolgimento delle loro funzioni hanno preso le generalità dell'uomo della Scala. Subito dopo i fatti occorsi nel teatro milanese, esponenti e simpatizzanti del Pd si sono lanciati in una campagna social in scherno alle forze dell'ordine che hanno proceduto all'identificazione e a quello che, a loro dire, è un clima repressivo.

Schlein ha utilizzato la presentazione del libro come palcoscenico elettorale ma non, come sarebbe normale, parlando dei piani e dei progetti che il suo partito vorrebbe portare avanti. Al solito, il segretario del Pd ha utilizzato il microfono per attaccare la maggioranza e il presidente del Consiglio. E l'ha fatto da donna a donna, usando argomenti pretestuosi e atti a fomentare l'opinione pubblica. "Non ci serve un premier donna se non si impegna a migliorare condizione di tutte le donne del Paese", ha detto Schlein, accusando Meloni di qualcosa che, probabilmente, nemmeno lei sa cosa sia. E come al solito, facendo i monologhi ben scritti ma ricchi di frasi sconclusionate, il segretario ha parlato della necessità di costruire "un ponte con il formicolio che si muove nella società".

Quindi, ha fatto un appello ai suoi "colleghi" di opposizione, per "fare leva con le cose che ci uniscono, con le opposizioni con cui ci sono, altrimenti saremmo tutti nello stesso partito. Noi dobbiamo cercare di parlare a chi pensa che non ha senso votare per cambiare la propria condizione di vita".

Il solito raggruppamento casuale di sinistra senza logiche e senza senso di appartenenza che non ha mai condotto a risultati.

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