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Decadenza Berlusconi, Grasso insinua che il voto palese non sarebbe libero. E scoppia la bufera

Il presidente del Senato: "Il voto risponda alla coscienza, non agli interessi". Schifani: "Frase incredibile, serve chiarimento"

Decadenza Berlusconi, Grasso insinua che il voto palese non sarebbe libero. E scoppia la bufera

Esplode la rabbia del Pdl contro il presidente del Senato Piero Grasso, che ieri ha rilasciato una dichiarazione sul voto per la decadenza di Berlusconi da Palazzo Madama: "Se il voto sarà segreto bisognerà vedere se sarà davvero un voto di coscienza o se dipenderà piuttosto da interessi diversi. Se invece il voto sarà palese, tutto sarà più chiaro". Frase che, com'era inevitabile, ha suscitato un grande polverone, tenuto conto che, come da prassi parlamentare, le votazioni riguardanti le persone si sono sempre tenute in modo segreto, per tutelare la libertà dei singoli parlamentari, garantendo loro di esprimersi senza tenere conto delle pressioni e dei vincoli dei partiti. Ma qualcuno sembra essersene dimenticato.

"È molto grave che il presidente Grasso ipotizzi il voto palese sulla decadenza - tuona il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani - essendo il regolamento sul punto chiaro ed inequivocabile. Un’eventuale interpretazione diversa in Giunta per il Regolamento, a colpi di maggioranza, sarebbe inaccettabile e noi ci opporremmo strenuamente ad una simile forzatura. Sospettare, poi, che attraverso il voto segreto i senatori possano perseguire interessi diversi rispetto alla propria coscienza è
incredibile, e ci auguriamo che si sia trattato di un malaugurato fraintendimento. Un chiarimento sarebbe quantomeno opportuno".

Rincara la dose Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera: "Le dichiarazioni sul voto segreto o palese non sono da presidente del Senato, ma da uomo di parte, anzi di fazione. Ritenere che i senatori col voto segreto possano rispondere a interessi diversi dalla coscienza è una insinuazione gravissima". Secondo Brunetta le parole di Grasse contraddicono il "suo ruolo di garante della dignità dei parlamentari". E ricorda all’ex procuratore Grasso una frase di Falcone: "Il sospetto è l’anticamera della calunnia. Cerchi di far valere le regole, il presidente Grasso, invece che inventarne di nuove ad uso delle sue attitudini inquisitorie".

Anche Fabrizio Cicchitto si unisce al coro di critiche, sottolineando che "purtroppo, a proposito del voto segreto o palese, il senatore Grasso dimentica di essere presidente del Senato e si qualifica solo come uomo di parte. Si tratta di forzature non solo inaccettabili, ma anche di un'irrazionale ricerca della rissa".

In un'intervista al quotidiano Avvenire il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi osserva: "L’equazione decadenza-crisi non c’è più. Ma per altri la legge Severino non sarebbe stata applicata. O comunque non sarebbe stata applicata così. Con Berlusconi - insiste - si stanno usando metodi mai usati nella storia di questo Parlamento". Non è dello stesso avviso Mariastella Gelmini, che a Omnibus su la7 commenta le dichiarazioni del ministro: "Espellere dal parlamento una rappresentanza politica e con lui milioni di italiani che hanno votato Berlusconi senza avere nemmeno concesso un ricorso alla corte Costituzionale o alla Corte europea per verificare l’applicabilità e la legittimità costituzionale della Legge Severino credo sia un fatto gravissimo e lacerante per i rapporti interni alla maggioranza", spiega Gelmini. Aprirete una crisi? "Non sta a me annunciarlo - replica - ma non si può liquidare questo tema come un fatto personale di Berlusconi: è un fatto politico e molto rilevante".

Nel pomeriggio il portavoce di Grasso commenta così le polemiche: "Il presidente si stupisce per il vespaio di polemiche scatenatosi per una constatazione ovvia in cui si sottolineava che il voto palese sia palese mentre il voto segreto possa essere utilizzato seguendo logiche diverse dalla coscienza, come successe in passato".

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