Magari la colpa è del fuso orario, ma che ci sia un pizzico di confusione in quel di Bucarest lo si capisce fin dalla mattina. Quando prima Franco Frattini e poi Angelino Alfano spiegano la ragione del forfait di Silvio Berlusconi al congresso del Ppe. «Una scelta responsabile e non casuale per confermare il suo passo indietro e togliere ogni alibi a chi non vuole l'unione dei moderati», dice l'ex ministro degli Esteri. Colpa dell'influenza che «è democratica e colpisce tutti» compreso il Cavaliere, assicura invece un'ora dopo il segretario del Pdl. Che rivolto ai giornalisti presenti in Romania mette le mani avanti: «So che a voi questa lettura non basterà e quindi siete liberi di almanaccare». E a voler elucubrare si potrebbe ipotizzare che in verità Berlusconi abbia semplicemente deciso di non mettere la faccia su un Pdl che considera già archiviato, sempre più convinto di presentarsi alle prossime elezioni con una sua lista civica (con il Pdl che verrebbe lasciato al suo destino) e in cuor suo scettico che alla fine Pier Ferdinando Casini accetti quell'invito all'unità dei moderati ribadito con forza la scorsa settimana («Pier andrà a sinistra, l'ha deciso da tempo», confidava in privato qualche giorno fa). Inutile, insomma, battersi per due battaglie - Pdl e alleanza con l'Udc - che il Cav dà ormai per perse.
Qualunque sia la ragione dell'assenza del Cavaliere, di certo c'è che il pressing dei big di via dell'Umiltà e del Ppe su Casini non sembra produrre risultati neanche a Bucarest. Nonostante l'appuntamento fosse stato preparato con una certa cura, prima con l'appello di Frattini e poi con l'invito all'unità dei moderati sottoscritto dai capidelegazione di Pdl (Mario Mauro), Udc (Giuseppe Gargani) e Fli (Potito Salatto) al Parlamento europeo. E soprattutto a dispetto dei buoni uffici del presidente del Ppe Wilfried Martens che da tempo cerca di mediare auspicando che ciò che è unito in Europa non sia diviso in Italia. Ci sarebbe anche un piccolo giallo su un eventuale incontro a tre (Martens, Alfano, Casini) che si sarebbe dovuto tenere a margine della cena e magari concludere con tanto di photo opportunity (una sorta di foto di Vasto del centrodestra) ma dal quale il leader Udc si sarebbe sfilato in extremis. D'altra parte, che la trattativa vada avanti con fatica se lo sono detto anche Alfano, Casini e Giancarlo Galan durante una lunga chiacchierata davanti ad un caffè.
«Al momento l'accordo non c'è», spiega in pubblico e senza giri di parola il segretario del Pdl. Che però lancia anche una sorta di avvertimento: «Senza unità dei moderati si fa vincere la sinistra». Concetto rafforzato dal palco del Ppe («Faremo di tutto per non far vincere gli eredi della tradizione comunista»), così da formalizzare a futura memoria davanti ai partner europei che è l'Udc a sbattere la porta. Casini, dal canto suo, sceglie di non prestarsi a polemiche. Si limita a ribadire che l'esperienza Monti ha risollevato l'Italia «dopo anni di colpevole ritardo». E auspica che la nuova era prosegua: «Lo sosterremo anche domani». D'altra parte, è evidente che nel richiamo al Professore il leader Udc individua lo strumento più idoneo per non lasciarsi schiacciare a sinistra da Berlusconi.
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