Welfare, Alfano avverte: «Ma i costi della riforma non cadano sugli artigiani»

Welfare, Alfano avverte: «Ma i costi della riforma non cadano sugli artigiani»

RomaSarà pure vero che Mario Monti ha trovato la quadra su alcuni punti ma la realtà resta comunque costellata di spigoli. E così, il giorno dopo il vertice «ABC» - Alfano, Bersani, Casini - orchestrato dal premier, nel Pdl è tempo di campanelli d’allarme e di inviti alla «vigilanza».
Il clima che si respira dalle parti di Via dell’Umiltà è generalmente improntato alla soddisfazione. Angelino Alfano, a detta dello stato maggiore del partito, ha dimostrato che il Pdl, come principale azionista del governo, non intende rinunciare a sedersi al tavolo e dare le carte. L’accordo di massima sulla riforma dell’articolo 18 attraverso il cosiddetto modello «tedesco» viene giudicato un compromesso accettabile. Così come viene ritenuta una conquista importante l’inserimento nell’ordine del giorno della questione intercettazioni. Il Pdl concede aperture sulle norme anticorruzione - che recepiscono modifiche volute dall’Europa - ma l’intervento ipotizzato non si allontana molto dal provvedimento già approvato al Senato dalla vecchia maggioranza Pdl-Lega Nord.
L’impressione diffusa però, è che la vera partita si inizi a giocare adesso. Silvio Berlusconi, parlando con i suoi più stretti collaboratori, ha innanzitutto registrato, con un pizzico di ironia amara, il nuovo clima con cui vengono affrontate oggi battaglie su cui fino a pochi mesi fa si scatenava la furia degli elementi e sulle quali stampa, sindacati e partiti politici erano pronti a innalzare barricate. «L’apertura di un dibattito su come riformare le intercettazioni e l’articolo 18 dimostra quanto fossero strumentali certe battaglie e le accuse che per anni abbiamo dovuto subire» commenta il presidente del Pdl. «Prima eravamo noi contro il resto del mondo, ora il resto del mondo si accorge della necessità di mettere mano a queste materie». Poi, proiettandosi al futuro, Berlusconi invita Alfano a fare tutto il possibile per tutelare le piccole e medie imprese.
Il motivo? «Qui si ascolta solo il triangolo governo-Confindustria-Cgil, ma per quello che ci riguarda - spiega Fabrizio Cicchitto - l’intesa deve coinvolgere Rete Italia, i commercianti, insomma l’intelaiatura economica che sta reggendo il Paese in questa fase». Una necessità sentita da tutti i maggiori dirigenti del partito. «Il Pdl ha dimostrato con Alfano che è capace di opere ancora più che di omissioni» commenta Maurizio Lupi. «Evidentemente tenere la schiena dritta paga. L’importante è non far pagare il costo della riforma del lavoro agli artigiani, allargando ulteriormente il cuneo fiscale». «Le piccole e medie imprese hanno bisogno di flessibilità non di rigidità contrattuale» dice Mariastellla Gelmini. «È fondamentale che il costo di un accordo con la Cgil non ricada su pmi, libere professioni e partite Iva». Maurizio Gasparri invita il ministro Fornero «a incontrare i rappresentanti delle Pmi, dei commercianti e degli artigiani». Sullo stesso binario Massimo Corsaro: «La riforma del lavoro è quella che chiede l’Europa, più flessibilità e più libertà di assumere e licenziare. Ma bisogna capire bene da dove salteranno fuori i soldi per finanziarla». E c’è anche chi rivendica un ruolo «vero» per il Parlamento. «Questi sono temi strategici» dice Pietro Laffranco: «Va bene consultare i sindacati ma non si pensi di procedere a colpi di fiducia. Non accetteremo uno svuotamento delle prerogative parlamentari».
L’orientamento del governo, a questo punto, è «di concludere entro il mese di marzo e di fare una proposta che sia la più unificante possibile» spiega Angelino Alfano. La riforma dell’articolo 18 «è il punto più qualificante per questo governo all’estero.

I mercati guardano con grande attenzione a tutto questo e il mio rammarico è che si arriverà a questo risultato con dieci anni di ritardo perché dieci anni fa il governo Berlusconi stava procedendo su questa riforma». L’ultima battuta è sulla giustizia. «Sulla responsabilità civile dei magistrati abbiamo accolto soltanto obiezioni puramente tecniche. Ma sul principio del chi sbaglia paga siamo assolutamente fermi».

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