RomaLa tempistica è perfetta. Mercoledì Enrico Gasbarra, nella veste di segretario regionale del Pd ha avanzato la proposta di candidare Nicola Zingaretti per la poltrona di governatore del Lazio. Ieri lo stesso Zingaretti ha annunciato che non si tirerà indietro di fronte alla nuova sfida, incassando nella stessa giornata il placet convinto di Bersani e quello (meno convinto, per la verità) di Antonio Di Pietro. Insomma, la campagna elettorale per il dopo-Polverini è ufficialmente iniziata. Visto il disastro che ci siamo appena lasciati alle spalle è quasi una passeggiata motivare la scelta della candidatura. «C'è un'emergenza democratica - spiega ai giornalisti convocati per l'annuncio - e una forte domanda dei cittadini che vogliono rigore e sobrietà».
Peccato che il rigore e la sobrietà, Zingaretti, almeno stando alle recenti denunce approdate alla Corte dei Conti, non sia riuscito per il momento a sbandierarle senza ombre nella gestione della Provincia di Roma che guida dall'aprile del 2008. Il massimo di indignazione nell'opinione pubblica e, soprattutto, negli avversari politici lo ha provocato la decisione dell'ente che dirige di acquistare per 263 milioni di euro un palazzo di oltre 67mila metri quadrati in una zona periferica vicino al Grande Raccordo Anulare, dove far confluire tutti gli uffici dell'ente provinciale. La decisione è del 2010 ma l'accordo con la società immobiliare è stato perfezionato all'inizio dell'estate. Proprio in piena spending review e, fanno notare i maligni, mentre il governo si dava da fare per cancellare la stessa Provincia di Roma da far rientrare nella futura Città Metropolitana. Secondo quanto lamentano i sindacati del pubblico impiego, la nuova sede si trova poi in un'area disagiata e priva di infrastrutture. E, come se non bastasse, per onorare il contratto con il costruttore, la Provincia si vede costretta a liquidare il suo stesso patrimonio immobiliare e a indebitarsi pesantemente. Tutte questioni che sono state poste anche all'attenzione del ministro dell'Economia Vittorio Grilli da due interrogazioni parlamentari (Vincenzo Piso del Pdl e Stefano Pedica dell'Idv).
Difficile, poi, pensare allo stesso Zingaretti come l'uomo nuovo. È da sempre nel Partito democratico, ricoprendo incarichi di responsabilità fin dal 1991 quando viene eletto segretario nazionale della Sinistra Giovanile. Poi nel tempo è stato consigliere comunale a Roma, deputato europeo e segretario regionale del Pd laziale dal 2006 fino al giorno in cui si è insediato a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma. Tra quanti dubitano della genuinità delle sue dichiarazioni di ieri c'è anche Gabriele Lancianese, consigliere provinciale del Pdl. «Curioso che parli di recupero della credibilità e della moralità politica - commenta - vuol dire che la sua memoria fa cilecca. Mi ricordo bene la sua accorata difesa, nel 2009, dell'operato di Marrazzo».
La candidatura di Zingaretti, serve inoltre a mettere in ombra la figura di Esterino Montino. Ha un bel urlare ai suoi compagni di partito durante un'animata direzione regionale: «Non sono io Batman!».
I colleghi, però, gli rimproverano una indiretta connivenza nel malcostume diffuso scoperto alla Regione. Tanto che nei circoli romani del Pd stanno girando petizioni per chiedere che al prossimo turno elettorale non venga presentato nessuno degli attuali consiglieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.