Pochi sanno che la linea rossa e verde della Metropolitana Milanese, la prima in Italia, è stata creata
dalla Studio Albini con la collaborazione grafica di Bob Nooda, solo per fare un esempio, per non
citare quartieri o palazzi. Un esempio però significativo per quanto riguarda la storia di un marchio
di famiglia che sembra continuare a lasciare eredi.
Lei è figlio di Franco Albini e non solo ha lavorato al suo fianco per anni, sia nel campo
dell’architettura ma anche in quello del design. Anche suo figlio lavora con lei. Oggi il mondo è
cambiato e così la produzione e i consumi, alcuni dei vostri progetti di design rimangono ancora
validi, tantè che importanti aziende li riproducono.
Se dovessimo ripercorrere le fasi di progetto più importanti che hanno segnato la storia del design in
Italia per mano vostra che cosa mette al primo posto?
Per quanto mi riguarda mi trovo in una posizione di mezzo tra chi fa progetti di architettura,
edifici, case d’abitazione, musei, allestimenti, restauri e la progettazione di oggetti d’uso e mobili.
Avendo avuto in “eredità spirituale” un patrimonio storico importante di progetti e di prototipi di
design che hanno fatto la storia in particolare dell’Italia prodotti dallo Studio Franco Albini dal
1938, mi rendo conto che il valore di alcuni di questi oggetti del passato possono e devono ancora
veicolare ed essere riproposti in una produzione contemporanea.
Quindi, se ho ben capito, il vostro studio punta al ridisegno di oggetti storici. Mi fa qualche
esempio?
La riproposizione di una serie, di una collezione di oggetti che sono fatti per convivere, per la
casa. Sto parlando anche di mobili che Cassina ha già iniziato a mettere in produzione del 2009 e
che intende incrementare la collezione con altri pezzi. Per fare un esempio la poltroncina “Luisa”, il
tavolo-scrivania “Cavalletto”, la libreria a montanti da pavimento a soffitto, “Infinito”, la poltrona
detta “Tre pezzi” perché composta da tre parti distinte e in occasione del salone del Mobile verrà
presentata la riproduzione di un’altra libreria che sembra essere sospesa “Il veliero”.
La riproduzione di questi pezzi necessita anche di un lavoro di ridisegno per adattarle alle nuove
esigenze o volete essere intransigenti?
Certamente è un lavoro di design in quanto occorre, da un lato tenere fede al progetto originale e
ai principi del progetto medesimo, mentre dall’altro bisogna tenere conto delle nuove normative che
riguardano la sicurezza, il montaggio e il trasporto in Paesi lontani, nonché in molti casi risolvere
anche dei problemi di staticità che nei prototipi di allora non erano menzionati. “Il veliero” è un
caso tipico di un oggetto-libreria in cui gli oggetti sono dei cavi che pendono da un cavo all’altro,
il tutto giocato su un precario equilibrio di forse e di contrappesi. Il lavoro di riprogettazione
ha comportato lo studio di soluzioni particolari che consentono una sicura messa in opera e un
montaggio non complesso.
Cosa le sta più a cuore della vostra produzione?
i sono degli oggetti ironici che hanno delle allusioni ad animali, ad esempio, come il tavolino da
divano “Il cicognino” che rappresenta una specie di becco d’uccello in legno noce o palissandro,
in uno stile moderno e classico allo stesso tempo. Ci sono degli oggetti con il “Il dondolo” in
ferro, molle e panno”, antisegnana della “dorrmeuse” fatto anche in legno; inoltre non mancano le
lampade sia per esterni che per interni come la serie “Olimpia” della Guzzini o l’ultimo prodotto
della ditta Nemo che deriva da un prototipo degli anni ’70, “601”, composta da perspex e ferro.
Un’altra serie elegante ma moderna, è quella di lampade componibili, un sistema di lapada e
portalampada componibili tra di loro per ottenere diverse forme, “Serie AMS” e prodotte dalla
Nemo-Cassina.
A lei quali altri elementi stanno a cuore al punto da volerli riprodurre?
In archivio ci sono schizzi e disegni di oggetti inediti mai prodotti anche sotto forma di prototipo
come vero design contemporaneo, per esempio tutta una serie di mobili basati ancora sull’equilibri
di cavi tesi e sul tema della “leggerezza” che è un tema portante di tutta la linea Albini. Renzo Piano
che è stato da noi come allievo, questo concetto l’ha assimilato molto bene.
E’ nota anche una vostra produzione di posate in argento e acciaio, soprammobili, servizi da te, e
altro per la casa….
Sono produzioni di due ditte differenti da un lato la San Lorenzo che produce argenti posate
e oggetti su disegno Albini, Helg e Piva e dall’altra la Richard Ginori per quanto riguarda la
ceramica, da vasi a servizi da tavola.
Anche le luci, un settore al quale avete prestato molta attenzione come esperti di allestimenti
museali sono state oggetto di grande attenzione. Mi racconta qualche cosa in merito?
Ho posto maggiore attenzione alle lampade per esterni, in particolare per illuminazione stradale
e da giardino rispetto a quelle per ambienti domestici perché mi sembra un campo maggiormente
scoperto. I lampioni, “Este” sono stati prodotti dalla Guzzini, così come la serie da giardino. La
prima serie di lampade componibili sono state prodotte dalla Sirrah, ora le ha inglobate nella
collezione la Guzzini.
Cosa presentate al Salone del Mobile di Milano?
Per noi Cassina presenta la riproduzione de “Il veliero” con una prima presentazione il 7 di
aprile in anteprima in via Savona presso il Design Village, mentre la Nemo presenta la nuova
lampada “601”, assieme alla riproposizione di tutta la collezione già in produzione..
Nel futuro Museo del Design spero ci sarà posto per le stupende poltrane “Gala” e “ Margherita”, in
vimini e per la seggiovia disegnata da tuo padre per l’Esposizione alla Triennale del 1936.
Quest’ultima che ha citato, fa parte della serie di oggetti sospesi, il cui prototipo è stato ricostruito dal Cosmit diversi anni fa ed esposto proprio nel Museo del Design alla Triennale e al Mart di Rovereto.
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