RomaDirettore Antonio Polito, «la sinistra brucia i suoi leader» lamenta Veltroni. Ormai è cotto a puntino?
«Cè dellautolesionismo, a sinistra. Ma succede quando la leadership è debole».
A causa delleccessiva litigiosità interna?
«Così credo che pensi lui. Ma se la leadership è forte e non ondivaga, mette a tacere la critica interna».
DAlema vede il Pd come un«incompiuta». L«obamanizzazione» non basta a dare unidentità?
«Non so, certo lincertezza nella guida non aiuta. Il Pd è nato come partito del dialogo con il Pdl, poi è tornato a essere anti-berlusconiano a prescindere, impaurito da Di Pietro. Ora pare che il dialogo affiori sulla legge elettorale per le europee, ma non sulla giustizia, dove pesa lerrore iniziale dellalleanza proprio con Di Pietro... ».
Di Pietro chi, l«eversore»? Così lha definito Violante.
«Lex pm ha organizzato un nuovo Pool, che ha la potenza mediatica di Annozero, conta sullazienda giornalistica messa su da Travaglio, e sugli intrecci con un gruppo di pm. Lo trovo preoccupante, e la manifestazione dellaltro giorno aveva un tratto eversivo: contro il capo dello Stato, contro il Csm, contro lAnm. Tutti parte di un sistema mafioso, a loro dire... ».
Intanto il povero Uòlter resta imballato come lasino di Buridano.
«Credo che la crisi economica offra spazi di azione politica notevoli, a un partito dopposizione. Veltroni lha capito e ci sta provando».
Però poi parla di «greeneconomy» e la gente non lo capisce.
«Sì, forse avrebbe dovuto tradurre il trend obamaniamo in termini più italiani. Ma la crisi riabilita tesi della sinistra: intervento dello Stato... ».
È una vita che parliamo di crisi del capitalismo e quando arriva non siamo pronti, diceva una vignetta di Sergio Staino ieri sull«Unità».
«È un po così... Ma questo è il lavoro di leadership: avere la capacità di una proposta e saperla presentare allopinione pubblica».
Ciò che manca a Veltroni. Un segretario non un leader, dice Parisi.
«È uno dei suoi problemi: una certa difficoltà a diventare protagonista dellagenda politica. Poi pesa una gestione interna non felice, che non è riuscita a coinvolgere le maggiori personalità del partito».
Un nome su tutti: DAlema. Uòlter ne diffida o ne ha proprio paura?
«Il rapporto tra Walter e Massimo è uno dei misteri gloriosi nei quali neppure mavventuro... Non so perché si comportano così. Però è vero che Veltroni ha dato fin dallinizio lidea di volersi liberare di quelli che una volta definì capibastone. Ma la squadra messa su non ha brillato, diciamo. Per di più avendo un forte squilibrio a vantaggio degli ex ppi, vicesegretario e capo organizzazione... ».
Lorganizzazione è uno strazio.
«Hanno lasciato incancrenire situazioni, come in Campania, senza che unautorevole struttura centrale riuscisse a intervenire. Unanarchia totale, il regno dei cosiddetti cacicchi».
Alle Regionali sarde si rischia sia se Soru vince sia se perde.
«Se perde, il Pd esplode. Non si può passare di sconfitta in sconfitta. Se vince, e il Pd dovesse andare maluccio, uscirebbe rafforzata lidea che ci vuole una leadership non politica. Però la situazione italiana è molto instabile, e se il governo continua a sottovalutare la crisi, tutto potrebbe mutare».
Fa bene Veltroni a tenere il tetto del 4% alle europee?
«No, è un errore. Si dà lidea della sopraffazione alle forze minori, alimentando la tensione di settori sociali che potrebbero non sentirsi più rappresentati.
Bersani va bene per una sostituzione di leader stremato?
«Con tutto il rispetto, non mi pare. È della vecchia nomenklatura, un eterno pretendente. Come Carlo dInghilterra... ».
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