Ora sappiamo che una maggioranza c’è, sia pure risicata. Basterà a Silvio Berlusconi per governare? La domanda è rivolta a Vittorio Feltri, direttore editoriale del Giornale , sospeso dall’Ordine dei giornalisti e quindi impossibilitato a scrivere, ma non a ragionare di politica in questo momento topico per il Paese. «Romano Prodi dal 2006 al 2008 governò male, e a fatica, con una maggioranza ancora più esigua al Senato. Teoricamente se l’impresa è riuscita al Professore, perché non dovrebbe riuscire al Cavaliere? Certo è che rimanere appesi a tre voti non è rassicurante. Il rischio di cadere sarebbe costantemente altissimo».
Mi sta dicendo che quella del premier è stata una vittoria di Pirro, come sostengono gli sconfitti dell’opposizione e ifiniani?
«Pirro un corno. Se il voto sulla sfiducia fosse stato inutile, perché mai Gianfranco Fini e compagni lo avrebbero preteso? La verità è che volevano bocciare Berlusconi in aula per toglierselo dai piedi, visto che con lui in sella non combinano nulla eccetto qualche pasticcio dannoso per loro e per il Paese. Il dato odierno è che anche stavolta ha vinto il Cavaliere. Vince sempre. Tant’è che per scalzarlo ne inventano una al dì e usano tutti i mezzi, in particolare quelli che con la politica non c’entrano niente. Sono ricorsi all’arma giudiziaria, e hanno fallito; sono ricorsi agli scandali più o meno gonfiati, e hanno fallito; sono ricorsi alle escort, e non hanno cavato un ragno dal buco. Il presidente della Camera eletto, con i propri seguaci, nelle liste del Pdl ha addirittura fondato un partito per abbattere il governo di cui facevano parte alcuni dei sodali che lo attorniano; poi ha presentato addirittura una mozione di sfiducia al premier. Tutto vano. Berlusconi ne è uscito incolume. Mentre Fini s’è scornato. Dovrebbe andarsene in esilio per un po’. Non dico cambiare mestiere, perché non mi risulta ne abbia uno, ma una pausa gli servirebbe per riconquistare un pizzico di lucidità».
D’accordo. Però è un fatto che, nonostante il governo abbia la maggioranza numerica, è privo di quella politica.
«Quella politica non l’aveva neanche prima. Non cel’ha da quando i finiani si sono messi di traverso. Il loro leader rema contro da almeno due anni. Il dissenso è fisiologico in una coalizione. Tuttavia va elaborato all’interno della coalizione stessa, non in piazza, non in tivù allo scopo di danneggiare gli alleati e di strappare applausi alla sinistra. Fini ha inferto colpi su colpi all’esecutivo, in particolare al presidente del Consiglio, dimostrando di avere un solo obiettivo: far secco il Cavaliere e soffiargli il posto. Missione incompiuta. L’elettorato saprà chi punire e chi premiare. I litigiosi, gli scalpitanti, i furbetti e i traditori non piacciono alla gente».
Le rifaccio la stessa domanda con altre parole: da domani cosa succede?
«Intanto Fini è stato ridicolizzato, e su questo insisto. Non contano più né lui né i suoi compagnucci. Italo Bocchino, che ha trascorso gli ultimi sei mesi negli studi di tutte le emittenti televisive, torna a essere una comparsa per non dire una macchietta, benché sia tutt’altro che stupido. Diverso il discorso per Casini».
Perché diverso per Casini?
«Perché lui non può fare a meno dell’appoggio della Chiesa altrimenti prosciuga il proprio elettorato.
E siccome le gerarchie vaticane in questa fase politica non si fidano né dei finiani né della sinistra radicale consiglieranno all’Udc di avvicinarsi a Berlusconi e di negoziare il suo ingresso nella maggioranza, ponendo alcune condizioni. Esempio: gli aiuti alle famiglie. Se Casini accettasse una soluzione simile, il governo di centrodestra avrebbe l’opportunità di resistere finoalla scadenza naturale della legislatura».
Non è ipotizzabile che Udc, finiani e rutelliani si impegnino a creare il cosiddetto terzo polo, cioè un centro delle belle speranze?
«Non ci scommetto neanche un euro bucato. Figuriamoci. Casini e Rutelli sono cattolici. Fini invece è passato in poco tempo da Dio, Patria e Famiglia alla negazione di tutto ciò. Dio non lo nomina più perché è approdato al laicismo.
La Patria l’ha regalata agli extracomunitari. Quanto alla famiglia, be’ basta dare un’occhiata alla sua... Come si fa a mettere insieme un personaggio del genere con due amici dei cardinali quali Rutelli e Casini?».
Poniamo che l’Udc, preti o non preti, preferisca insistere con il governo tecnico o di responsabilità o roba affine. A quel punto avremmo un Cavaliere azzoppato e un esecutivo talmente asfittico da essere condannato all’immobilismo. «Condivido la sua opinione. Si tratterebbe allora di sciogliere le Camere e di dare il via alla campagna elettorale per votare a marzo. Non esistono alternative».
Ma qui entra in scena il Quirinale. Siamo sicuri che il presidente Napolitano abbia il coraggio o almeno la voglia di sbaraccare tutto?
«Si richiederebbe coraggio a negare le elezioni, non a concederle».
Perché?
«Si dà il caso che Berlusconi abbia ottenuto la fiducia sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama. Ignorarlo e tentare la strada tortuosa di un governo diverso sarebbe un controsenso, e una velleità. In quale democrazia si fa governare chi ha perso le elezioni e si spedisce all’opposizione chi le ha vinte? Se la situazione è instabile a causa della fuoriuscita di Futuro e libertà, non restano che le urne. Decidano i cittadini, non i partiti. Gli intrighi e le manovre di Palazzo sono da bandire».
Eppure, se non sbaglio, nessuno è favorevole alle elezioni anticipate.
C’è la crisi e ci sono appuntamenti internazionali importanti.
«È così. Strano Paese, il nostro. E qui, se non mi accusa di giocare in casa, conviene citare mio figlio Mattia che sulla Stampa ha scritto una frase illuminante: “Il dittatore pazzo (Berlusconi, ndr) vuole votare, i sinceri democratici, no”. Il mondo si è capovolto. Da quando in qua il tiranno, presunto, si affida ai suffragi e i suoi avversari pretendono di fare e brigare senza consultare il popolo? È una contraddizione in termini. Una scemenza. La verità è che Berlusconi fa paura perché è un combattente e ama le sfide, nelle quali dà il meglio di sé,come s’è constatato anche ieri. Viceversa, l’opposizione non ha feeling con la gente, vive su Marte ed è consapevole di andare incontro all’ennesima batosta elettorale».
Calcoliamo le probabilità. Casini che si allea di nuovo con il Pdl e la Lega: a quanto dà questa ipotesi, in percentuale? E a quanto dà le elezioni anticipate?
«Al 15-20 per cento la prima ipotesi, all’80-85 la seconda.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.