Intervista a Vittorio Feltri: "Cribbio, che botta"

Il direttore editoriale del Giornale: "Ha vinto Berlusconi come al solito. Fini è stato ridicolizzato, dovrebbe andare in esilio. Ora Casini in maggioranza, oppure si andrà a votare a marzo". Il Terzo polo? "Non ci scommetto neanche un euro bucato"

Intervista a Vittorio Feltri: "Cribbio, che botta"

Ora sappiamo che una mag­gioranza c’è, sia pure risicata. Ba­sterà a Silvio Berlusconi per gover­nare? La domanda è rivolta a Vit­torio Feltri, direttore editoriale del Giornale , sospeso dall’Ordine dei giornalisti e quindi impossibi­li­tato a scrivere, ma non a ragiona­re di politica in questo momento topico per il Paese. «Romano Pro­di dal 2006 al 2008 governò male, e a fatica, con una maggioranza ancora più esigua al Senato. Teori­camente se l’impresa è riuscita al Professore, perché non dovrebbe riuscire al Cavaliere? Certo è che rimanere appesi a tre voti non è rassicurante. Il rischio di cadere sarebbe costantemente altissi­mo».

Mi sta dicendo che quella del premier è stata una vittoria di Pirro, come sostengono gli sconfitti dell’opposizione e ifi­niani?
«Pirro un corno. Se il voto sulla sfi­ducia fosse stato inutile, perché mai Gianfranco Fini e compagni lo avrebbero preteso? La verità è che volevano bocciare Berlusco­ni in aula per toglierselo dai piedi, visto che con lui in sella non com­binano nulla eccetto qualche pa­sticcio dannoso per loro e per il Paese. Il dato odierno è che anche stavolta ha vinto il Cavaliere. Vin­ce sempre. Tant’è che per scalzar­lo ne inventano una al dì e usano tutti i mezzi, in particolare quelli che con la politica non c’entrano niente. Sono ricorsi all’arma giu­diziaria, e hanno fallito; sono ri­corsi agli scandali più o meno gon­fiati, e hanno fallito; sono ricorsi alle escort, e non hanno cavato un ragno dal buco. Il presidente della Camera eletto, con i propri seguaci, nelle liste del Pdl ha addi­­rittura fondato un partito per ab­battere il governo di cui facevano parte alcuni dei sodali che lo attor­niano; poi ha presentato addirit­tura una mozione di sfiducia al premier. Tutto vano. Berlusconi ne è uscito incolume. Mentre Fini s’è scornato. Dovrebbe andarse­ne in esilio per un po’. Non dico cambiare mestiere, perché non mi risulta ne abbia uno, ma una pausa gli servirebbe per riconqui­stare un pizzico di lucidità».

D’accordo. Però è un fatto che, nonostante il governo abbia la maggioranza numerica, è pri­vo di quella politica.
«Quella politica non l’aveva nean­che prima. Non cel’ha da quando i finiani si sono messi di traverso. Il loro leader rema contro da alme­no due anni. Il dissenso è fisiologi­co in una coalizione. Tuttavia va elaborato all’interno della coali­zione stessa, non in piazza, non in tivù allo scopo di danneggiare gli alleati e di strappare applausi alla sinistra. Fini ha inferto colpi su colpi all’esecutivo, in particolare al presidente del Consiglio, dimo­strando di avere un solo obietti­vo: far secco il Cavaliere e soffiar­gli il posto. Missione incompiuta. L’elettorato saprà chi punire e chi premiare. I litigiosi, gli scalpitan­ti, i furbetti e i traditori non piac­ciono alla gente».

Le rifaccio la stessa domanda con altre parole: da domani co­sa succede?
«Intanto Fini è stato ridicolizzato, e su questo insisto. Non contano più né lui né i suoi compagnucci. Italo Bocchino, che ha trascorso gli ultimi sei mesi negli studi di tut­te le emittenti televisive, torna a essere una comparsa per non dire una macchietta, benché sia tut­t’altro che stupido. Diverso il di­scorso per Casini».

Perché diverso per Casini?
«Perché lui non può fare a meno dell’ap­poggio della Chiesa altrimenti prosciu­ga il proprio elettora­to. E siccome le ge­rarchie vaticane in questa fase politica non si fidano né dei finiani né della sinistra radicale consiglieranno all’Udc di avvici­narsi a Berlusconi e di negoziare il suo in­gre­sso nella maggio­ranza, ponendo al­cune condizioni. Esempio: gli aiuti al­le famiglie. Se Casini accettasse una solu­zione simile, il gover­no di centrodestra avrebbe l’opportuni­tà di resistere fino­al­la scadenza naturale della legisla­tura».

Non è ipotizzabile che Udc, fi­niani e rutelliani si impegnino a creare il cosiddetto terzo po­lo, cioè un centro delle belle speranze?
«Non ci scommetto neanche un euro bucato. Figuriamoci. Casini e Rutelli sono cattolici. Fini inve­ce è passato in poco tempo da Dio, Patria e Famiglia alla nega­zione di tutto ciò. Dio non lo nomi­n­a più perché è approdato al laici­smo. La Patria l’ha regalata agli ex­tracomunitari. Quanto alla fami­glia, be’ basta dare un’occhiata al­la sua... Come si fa a mettere insie­me un personaggio del genere con due amici dei cardinali quali Rutelli e Casini?».

Poniamo che l’Udc, preti o non preti, preferisca insistere con il governo tecnico o di respon­sabilità o roba affine. A quel punto avremmo un Cavaliere azzoppato e un esecutivo tal­mente asfittico da essere con­dannato all’immobilismo. «Condivido la sua opinione. Si tratterebbe allora di sciogliere le Camere e di dare il via alla campa­gna elettorale per votare a marzo. Non esistono alternative».

Ma qui entra in scena il Quiri­nale. Siamo sicuri che il presi­dente Napolitano abbia il co­raggio o almeno la voglia di sbaraccare tutto?
«Si richiederebbe coraggio a nega­re le elezioni, non a concederle».

Perché?
«Si dà il caso che Berlusconi abbia ottenuto la fiducia sia a Monteci­torio sia a Palazzo Madama. Igno­rarlo e tentare la strada tortuosa di un governo diverso sarebbe un controsenso, e una velleità. In quale democrazia si fa governare chi ha perso le elezioni e si spedi­sce all’opposizione chi le ha vin­te? Se la situazione è instabile a causa della fuoriuscita di Futuro e libertà, non restano che le urne. Decidano i cittadini, non i partiti. Gli intrighi e le manovre di Palaz­zo sono da bandire».

Eppure, se non sbaglio, nessu­n­o è favorevole alle elezioni an­ticipate. C’è la crisi e ci sono ap­pun­tamenti internazionali im­portanti.
«È così. Strano Paese, il nostro. E qui, se non mi accusa di giocare in casa, conviene citare mio figlio Mattia che sulla Stampa ha scrit­to una frase illuminante: “Il ditta­tore pazzo (Berlusconi, ndr) vuo­le votare, i sinceri democratici, no”. Il mondo si è capovolto. Da quando in qua il tiranno, presun­to, si affida ai suffragi e i suoi avver­sari pretendono di fare e brigare senza consultare il popolo? È una contraddizione in termini. Una scemenza. La verità è che Berlu­sconi fa paura perché è un com­battente e ama le sfide, nelle quali dà il meglio di sé,come s’è consta­tato anche ieri. Viceversa, l’oppo­sizione non ha feeling con la gen­te, vive su Marte ed è consapevole di andare incontro all’ennesima batosta elettorale».

Calcoliamo le probabilità. Ca­sini che si allea di nuovo con il Pdl e la Lega: a quanto dà que­sta ipotesi, in percentuale? E a quanto dà le elezioni anticipa­te?
«Al 15-20 per cento la prima ipote­si, all’80-85 la seconda.

Ma que­sta è una valutazione influenzata dai miei desideri. Se però penso che i democristiani soffrono trop­po a stare lontani dal potere, mi persuado che l’Udc non si lascerà sfuggire l’occasione per saltare nel piatto, e rimanerci fino al 2013».

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