Economia

Intesa-Agricole, Cariparma al centro delle trattative

La fondazione disponibile a un eventuale trasloco. E per Eurizon si pensa a monetizzare l’esclusiva con il Sanpaolo

Massimo Restelli

da Milano

Un passo in avanti per trasformare Cariparma nella contropartita del Crédit Agricole e l’idea di «monetizzare» il contratto di bancassurance con Sanpaolo per sbloccare la quotazione di Eurizon. Al momento non c’è nulla di ufficiale ma nel giorno in cui l’amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, ha incontrato il direttore generale dell’Agricole Georges Pauget per ottenere il via libera definitivo di Parigi a San-Intesa, trapelano i primi segnali di disponibilità a un eventuale trasloco da parte della Fondazione Cariparma. A patto, secondo indiscrezioni rimbalzate in Piazza Affari, che siano assicurate prospettive di crescita e rapporto con il territorio dell’istituto parmense.
Richieste che sembrano intonarsi ai piani di Pauget che ieri avrebbe ribadito a Passera il proprio interesse «industriale» verso l’Italia. Da qui la richiesta di rilevare gli sportelli che dovranno essere posti sul mercato per limiti Antitrust, con i quali Parigi punta a creare una rete diretta nella Penisola paragonabile a quella ottenuta dai cugini di Bnp Paribas tramite l’Opa su Bnl. Conseguente la necessità di acquisire anche un «marchio» radicato a livello nazionale come potrebbe essere appunto Cariparma (inizialmente si sarebbe discusso di un passaggio di consegne in Friuladria e Biverbanca) e il colpo di freno di Parigi al ritorno dei fondi Nextra (l’attuale Caam) nell’orbita milanese.
«Restituzione» quest’ultima che nelle scorse settimane aveva tenuto banco in Piazza Affari nell’ottica di un eventuale «conferimento» in Eurizon da realizzare nel 2007. Insieme ai paletti posti dall’Agricole, il cui peso nel capitale si traduce in un diritto di veto nelle operazioni straordinarie di Ca’ de Sass, il destino del polo finanziario guidato da Mario Greco rappresenta la seconda maggiore incognita della maxifusione. La via di uscita potrebbe essere cancellare il contratto di distribuzione con Sanpaolo in cambio di una contropartita in denaro. Eurizon si presenterebbe così agli analisti come una sorta di fabbrica prodotto, cui si affiancherebbero il presidio nel risparmio gestito, Banca Fideuram e gli oltre 4mila private banker. In questo modo Intesa e Sanpaolo sposerebbero il disegno industriale delle Generali (che avrà il 7% del nuovo campione del credito nazionale) intenzionate a mantenere il 50% di Intesa Vita e a estendere l’attività della joint venture alla rete torinese. L’alternativa sarebbe uno scorporo di Eurizon Vita a favore del Leone. Questa scelta, a parte eventuali problemi Antitrust, potrebbe però essere letta come una rinuncia all’intero piano Eurizon. Con il risultato di aumentare i malumori tra le fondazioni grandi azioniste di Torino (Compagnia di Sanpaolo, Carisbo e Cariparo) che hanno già intensificato il pressing per salvaguardare i propri interessi. Oltre che alla creatura di Greco, l’attenzione è puntata sugli equilibri di governance e sul concambio.

Un nodo quest’ultimo su cui promette battaglia anche il Santander, in cerca di un modo per massimizzare la propria buonauscita.

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