Basta leggere i commenti giornalistici di ieri per comprendere come la mossa di nominare Marco Morelli a nuovo direttore generale dIntesa San Paolo - laltro nuovo direttore generale è Gaetano Micciché - non abbia stabilizzato tutti gli equilibri della prima banca dItalia, e come assestamenti fondamentali siano rimandati allassemblea di aprile dei soci. E questo nonostante i vertici dellistituto abbiano cercato di affrontare i nodi subito, anticipando i tempi. Gli analisti più ispirati da fonti vicine a Corrado Passera scrivono di uno show down risolutivo messo in atto sulla base di un asse Passera-Giovanni Bazoli che ha affrontato la questione - mettere un uomo a loro legato a guidare la «Banca dei Territori» con cui si articola Intesa - posta dai torinesi revanchisti (cioè quelli che lamentano lo scarso peso della propria realtà) scegliendo un manager che con il Piemonte ha avuto poco a che fare. Basta considerare la carriera di Morelli vicedirettore di Monte dei Paschi, già JPMorgan e Ubs. Insomma Angelo Benessia, presidente di Compagnia San Paolo, la fondazione che ha la maggioranza relativa, poco sopra il 10% di Intesa, sarebbe stato «contenuto» e il suo principale antagonista, Enrico Salza, oggi presidente del consiglio di gestione, sarebbe un altro dei vincitori e potrebbe venire riconfermato presidente del consiglio di gestione.
Coloro che scrivono invece ispirandosi a fonti vicine a Benessia parlano di una scelta comunque nel senso voluto dai «torinesi», una più forte e autonoma guida della «banca del territorio», che sarà completata da un ritorno di Alfonso Iozzo, numero due del San Paolo Imi «pre-fusione» (era amministratore delegato), poi passato alla presidenza della Casa depositi e prestiti in conflitto con Salza proprio sui temi della territorialità della «nuova banca» nata da San Paolo e Intesa. Iozzo diventerebbe vicepresidente del consiglio di vigilanza di Intesa al posto di Rodolfo Zich, già rettore del Politecnico sotto la Mole. Nel contempo dovrebbe arrivare alla presidenza del consiglio di Intesa Orazio Rossi della Fondazione Cariparo (le «Casse» di Padova e Rovigo) in convergenza anche con Carisbo (la «Cassa» di Bologna). Benessia e la sua Compagnia San Paolo assumerebbero così un ruolo centrale nei prossimi assetti.
Insomma, dunque, basta leggere le diverse cronache per capire che si ha a che fare con manovre ancora in fase di svolgimento. Anche se poi i complimenti sullassetto della Banca dei Territori rinnovati ieri dal ministro dellEconomia Giulio Tremonti, devono avere fatto molto piacere a Passera e Bazoli, facendo intendere che dal governo non arriveranno sorprese. Il fatto è che, comunque, vi sono ancora alcuni passaggi decisivi negli assetti della banca che vanno sciolti prima di definire equilibri saldamente stabili. Innanzi tutto ci si chiede se Bazoli riuscirà a trovare soci che sostituiscano il peso della Tassara di Romain Zaleski (ancora al 2,5% della società) e quello di Crédit Agricole (ancora al 5,8%), incalzata dallAntitrust che laccusa di non rispettare i patti. Si aspetta, poi, anche la definizione degli equilibri in Generali (soci dIntesa al 5%), dove Bazoli contava sul rapporto personale con il presidente Antoine Bernheim, 83enne probabilmente in uscita.
Infine Francesco Manacorda sulla Stampa fa notare che per definire bene gli assetti si aspetterà anche il voto di fine marzo, per capire se sarà confermata Mercedes Bresso presidente di una regione che ha un qualche peso nel sistema delle fondazioni anche socie di Intesa e tradizionalmente legata a Salza (in contrappunto al filo Benessia Sergio Chiamparino, sindaco di Torino).
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