Politica

UN’INTESA CHE SERVE ALL’ITALIA

Silvio Berlusconi ha dettato l’ordine del giorno in tutta l’ultima parte della campagna elettorale. Il centrosinistra lo ha rincorso. Ma non è finita, continua ancora a tenere in mano il pallino. Questo è il senso del richiamo alla possibilità di larghe intese che ha lanciato alla sinistra. Verifiche elettorali a parte, arroganza di Romano Prodi a parte, dovuta non all’ovvio riconoscimento che ha vinto le elezioni, ma al non voler riconoscere che governare con quei numeri al Senato gli sarà impossibile. A parte tutto questo il ragionamento sulle possibilità di governare questa fase non è campato in aria. Berlusconi non ha proposto né un inciucio, né l’equivalente della Grosse Koalition tedesca. Ha, più semplicemente, richiamato il centrosinistra ad un po’ di realismo, di buonsenso e di responsabilità. Come sostengono in molti la ripresa economica sta cominciando a farsi vedere. E non è un caso che gli imprenditori, anche per bocca di Montezemolo, abbiano espresso la loro paura che il Paese si trovi a che fare con un governo che debba ripartire da zero su alcune riforme importanti: quella del mercato del lavoro, la legge Biagi, quella della scuola e dell’università, quella del risparmio. In questo momento per poter agganciare la ripresa c’è bisogno di non azzerare quelle riforme. In particolare quella che introduce flessibilità nel mercato del lavoro. Nel centrosinistra c’è chi la pensa così ma c’è anche chi è contrario.
Per questo Berlusconi ha invitato a cercare soluzioni nuove, limitate nel tempo, che servano ad affrontare i problemi e che, da solo, il centrosinistra, non riuscirebbe ad affrontare. Basti pensare che è già stato calcolato che al Senato almeno due commissioni saranno formate da un egual numero di senatori del centrosinistra e del centrodestra e che nelle undici restanti la situazione sarà, quasi sempre, al limite. Certamente questo Paese ha bisogno di tutto fuorché di inciuci. Ha bisogno solo ed esclusivamente di non lasciar passare questa annunciata ripresa economica. Naturalmente il centrosinistra ha tutto il diritto di scegliere la strada indicata da Romano Prodi: fare da soli. È una strada possibile e anche legittima. C’è solo un problema: che è matematico che non avranno, da soli, i voti per governare e che si troveranno, sia pure solo al Senato, alla continua rincorsa di qualche voto. Il leader del centrodestra è stato altrettanto chiaro al riguardo. Nel caso in cui il centrosinistra scelga la strada del muro contro muro il centrodestra difenderà gli interessi, i bisogni, le idee e le aspirazioni della metà degli italiani.
Colpisce che un commentatore indipendente come Piero Ostellino sul Corriere della Sera di ieri abbia richiamato l’Unione a convincere il centrodestra «a non arroccarsi in una sterile opposizione muro contro muro. Non si tratterebbe della “grande coalizione”, né tanto meno di un “inciucio” confezionato dagli stessi interessati, bensì di una soluzione nuova e responsabile».

I numeri sono numeri e qualsiasi ragionamento che parta da essi non può che essere realista e, se fatto in politica, in una situazione come quella del nostro Paese, non può che caricarsi di una massiccia dose di responsabilità.

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