Il direttore generale di Intesa Sanpaolo, Pietro Modiano, ha deposto le armi. L’uomo, a cui il gruppo milanese aveva affidato la Banca dei Territori, ha firmato le dimissioni ieri sera dopo una lunga battaglia con l’amministratore delegato Corrado Passera. Molto deluso dai risultati raggiunti dall’anima retail di Ca’ de Sass. Il divorzio è stato «consensuale», accompagnato dal «vivo apprezzamento» di Giovanni Bazoli ed Enrico Salza (rispettivamente presidenti del consiglio di sorveglianza e di quello di gestione di Intesa Sanpaolo) «per l’opera svolta» da Modiano. Le fratture con Passera erano, però, ormai «insanabili», anche in vista dei lavori preparatori per il nuovo piano industriale del gruppo bancario atteso in primavera. L’alternativa per Modiano, che era stato chiamato al vertice dell’ex Sanpaolo Imi nel 2004 ed è, di fatto, «l’architetto» della Banca dei Territori, sarebbe stata tentare lo scontro frontale davanti al consiglio di gestione, a cui spetta per statuto la nomina e la revoca del direttore generale. Già nel pomeriggio Bazoli aveva però annunciato di confidare in «un esito positivo» della partita. Segno, che il delicato lavoro diplomatico svolto negli ultimi giorni dal professore bresciano insieme a Salza aveva prodotto una svolta, sebbene Modiano fosse considerato dall’anima torinese di Intesa Sanpaolo come il proprio miglior generale nel «fortino» milanese di Ca’ de Sass. Risolto il «caso Modiano», Passera già martedì porterà sul tavolo dei consiglio di gestione e di quello di sorveglianza del gruppo il proprio disegno per rafforzare la Banca dei Territori. Quest’ultima è destinata a snellirsi nella struttura: le direzioni locali dovrebbero più che dimezzarsi passando dalle 27 attuali a un massimo di dieci, anche se la direzione centrale resterebbe a Torino. Le redini operative della Banca dei Territori, per quanto potrebbero essere anche impugnate «ad interim» da Passera, dovrebbero essere affidate a Francesco Micheli che oltre a essere direttore generale di Intesa Sanpaolo era già l’uomo di fiducia di Passera ai tempi delle Poste.
Modiano, è il terzo banchiere di rango a lasciare un grande gruppo creditizio italiano in poche settimane. Prima di lui si erano arresi Giampiero Auletta Armenise e Fabio Innocenzi. Tutti e due feriti, aldilà delle motivazioni ufficiali e pur in modo differente, dalle conseguenze della crisi finanziaria internazionale. Auletta è infatti caduto nel tentativo di ridurre ulteriormente i costi di Ubi Banca, malgrado questa sia già uno dei gruppi più solidi del nostro sistema, mentre Innocenzi è stato travolto dalle difficoltà della controllata Italease che, dopo un anno di trattative, ha visto i tedeschi di Dz Bank ritirare la disponibilità a firmare l’alleanza in cui sperava il Banco Popolare.
Il prossimo impegno di Modiano è ancora da chiarire (Monte Paschi ha smentito le voci che lo volevano coinvolto nel lavoro per integrare Antonveneta, accanto al presidente Giuseppe Mussari), ma la resa dei conti tra i grandi banchieri italiani potrebbe non essere finita qui. Da più parti si parla infatti di un possibile futuro approdo di Auletta in Unicredit.
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