Intesa, riscritto l’accordo Generali-Agricole

Nuovo accordo tra Generali e Credit Agricole sull’11% di Intesa Sanpaolo. I due azionisti modificano così il loro precedente patto di consultazione, dello scorso 24 aprile, attualmente congelato dopo essere finito sotto i riflettori dell’Antitrust.
Il nuovo documento ha validità immediata e durata di tre anni. Secondo quanto comunicato ieri sera, viene prevista una procedura di consultazione preventiva tra la compagnia assicurativa e la banca francese, con l’unico obiettivo di valorizzare le rispettive partecipazioni in Intesa Sanpaolo. In particolare vengono escluse dall’accordo quelle materie su cui Generali e Agricole si trovano in una situazione di concorrenza nei confronti della banca guidata da Corrado Passera. Sparisce inoltre la possibilità di presentare liste comuni per l’elezione dei membri del consiglio di sorveglianza di Intesa e di avviare consultazioni preventive per la nomina dei componenti del consiglio di gestione.
In parole povere Generali e Credit Agricole confermano la volontà di gestire in maniera coordinata le rispettive partecipazioni in Intesa (rispettivamente il 5,1% e il 5,8%), ma aggiungono: faremo fronte separato ogni volta che emerga un potenziale conflitto di interesse tra la nostra attività e quella di Intesa. L’obiettivo è naturalmente dimostrare che la loro influenza sulla vita dell’istituto si allenta, di fatto allontanando ogni possibile tentazione di limitare la concorrenza sul mercato italiano del credito. E, come ulteriore segnale di trasparenza, Trieste e Parigi annunciano che verranno resi pubblici i termini dell’accordo, pur specificando di non ritenersi obbligati a farlo.
L’Antitrust, secondo quanto emerge dalle prime indicazioni, sembra intenzionata ad andare avanti con la procedura di «non ottemperanza» varata in aprile, iniziando anche la valutazione di quest’ultimo accordo. I rilievi dell’Authority si sono finora concentrati soprattutto sul ruolo di Credit Agricole. La banca francese era azionista al 18% di Banca Intesa prima della fusione con Sanpaolo Imi. Tra le condizioni poste dall’Antritrust per dare il via libera all’integrazione tra Milano e Torino ci fu proprio la richiesta di una riduzione «significativa» della quota dei francesi nella nuova banca, anche perché nel frattempo l’Agricole è entrata autonomamente sul mercato bancario nazionale con gli sportelli di Cariparma. Pur mancando un’indicazione specifica si è sempre ritenuto che la Banque verte debba scendere attorno al 2% di Intesa Sanpaolo entro fine 2009. Gli ultimi eventi sono andati in direzione opposta: non solo la stipula del patto di consultazione con Generali, ma anche la recente risalita dei francesi dal 5 al 5,8% in Intesa Sanpaolo. Insomma, un Credit Agricole che, agli occhi dell’Antitrust, sembra sempre meno una concorrente di Intesa e sempre di più un partner di Ca’ de Sass.
D’altra parte, come notano diversi analisti, Credit Agricole si trova tra due fuochi. Per l’Antritrust italiana deve cercare di apparire il più possibile distaccata da Intesa Sanpaolo. Per la legge francese deve invece dimostrare che il suo impegno nella banca è italiana è strategico, pena la necessità di svalutare in bilancio la partecipazione.


Da valutare oggi la reazione dei titoli coinvolti, dopo quest’ultimo capitolo della vicenda. Le chiusure di ieri pomeriggio (prima dell’annuncio dell’accordo) hanno visto Generali a 14,56 euro (-0,27%), Intesa a 2,28 euro (-0,87%) e Credit Agricole a 9,14 euro (-3,9%).

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