Economia

Intesa Sanpaolo, muro dei sindacati

Nel 2007 previsti 5mila esodi volontari ma resta lo scontro su «buonuscite» e nuove assunzioni

da Milano

I sindacati fanno muro sul piano occupazionale di Intesa Sanpaolo. A poche ore dalle assemblee straordinarie che domani celebreranno la nascita della nuova superbanca affidata all’amministratore delegato Corrado Passera, a dividere non sono tanto i 5mila esodi «incentivati» da realizzare entro il 2007 ufficializzati ieri, ma la garanzie sulla «volontarietà» del passo e sulle clausole economiche. La base di partenza è un documento di 4-5 pagine consegnato alle principali sigle del settore in due incontri paralleli a Milano e Torino: previsto in particolare un fondo esuberi ad hoc a cui potrebbero accedere già quest’anno 3.400 dipendenti (1.800 a Torino e 1.600 a Milano).
Per quanto non si tratti quindi di esuberi tout court, le tensioni non mancano soprattutto in Piazza San Carlo. «La trattativa non ha prodotto alcun risultato» rilanciano i rappresentanti del Sanpaolo, ma anche a Ca’ de Sass ieri non è mancato un duro confronto, sebbene su questioni considerate secondarie da alcuni dei presenti, tra un esponente della Cgil e il responsabile della direzione Risorse Umane Francesco Micheli.
Nodo del contendere è comunque ottenere da Intesa Sanpaolo sia la garanzia sulla «volontarietà» dell’adesione al fondo, anche una volta che sarà approvato il piano industriale, sia l’entità della «buona uscita». Un punto quest’ultimo per cui i sindacati punterebbero a ottenere l’equivalente di una annualità lorda per i dipendenti già pensionabili e sei mensilità per quelli a cui mancano 5 anni al termine della vita lavorativa (cui andrebbero aggiunte garanzie sull’assistenza sanitaria). Sostanzialmente il doppio rispetto alle proposte che sarebbero state abbozzate dalle due promesse spose, che comunque questa mattina alle 10,30 torneranno a incontrare le organizzazioni dei lavoratori, precedentemente impegnate in una verifica interna.
Difficile che si giunga alla firma anche se alcuni passi avanti sono possibili: «Dovremo esaminare il documento, ma le premesse non sembrano negative, tenendo conto che il gruppo ha 100mila dipendenti», sottolinea il segretario della Fabi a Banca Intesa, Giuseppe Milazzo. A patto però di ritrovare l’unità all’interno dello stesso fronte sindacale e di colmare una distanza sulle clausole contenute nell’accordo che al momento rimane notevole. Qualche energia sarà probabilmente necessaria anche per placare quei malumori che stimano in 2.800 persone l’«emorragia» dal Sanpaolo mentre, dal mondo politico, An ha annunciato un’interrogazione parlamentare e Forza Italia ha chiesto che il centro informatico rimanga a Torino.
Cui va aggiunta la richiesta, presentata all’unisono, di nuove assunzioni. Clausola considerata uno spartiacque da Giuliano Calcagni della Fisac Cgil, che in caso contrario si è detto pronto a «rompere la trattativa».

Buona parte è probabilmente da ascrivere alla dialettica negoziale ma a conti fatti, incluso il piano industriale, alcuni ambienti sindacali stimano che la forza lavoro in eccesso dovrebbe avvicinarsi complessivamente alle 8mila persone.

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