Intesa-Sanpaolo prepara le prossime mosse

Gli 8,5 miliardi pronti per nuove operazioni e le possibili reazioni di Unicredito e Capitalia

da Milano

Nel secondo giorno di vita in Borsa, Intesa-Sanpaolo ha vendicato l’incerto esordio con un rialzo dello 0,5% a 5,86 euro. Ma l’attenzione degli operatori di fronte al nuovo gigante bancario da 68 miliardi di capitalizzazione è già puntato sulle prossime mosse. A cominciare dal patto che le quattro Fondazioni azioniste potrebbero stringere su una quota intorno al 20%: il primo incontro informale tra i presidenti della Compagnia di Sanpaolo, della Cariplo, della Cassa di Padova e Rovigo e della Carisbo dovrebbe tenersi la prossima settimana. In un secondo tempo all’accordo potrebbe essere affiancato un patto di consultazione più leggero aperto anche ad altri soci.
Ma l’attesa è soprattutto rivolta sulle mosse strategiche e «politiche». Che, in altri termini, significa due cose: la prima è il consolidamento della «banca per lo sviluppo», la seconda è la ricerca della propria nuova posizione sull’asse finanziario Milano-Roma-Trieste, ovvero il punto di equilibrio nel sistema Mediobanca-Generali. Quest’ultima partita è quella che il presidente e in qualche modo «ideologo» della superbanca, Giovanni Bazoli, intende senz’altro giocare.
Come noto l’intreccio è complesso: Generali è il primo socio industriale di Intesa con il 4,9% e un accordo di bancassurance in Intesa Vita, mentre la banca ha da tempo un piede nel capitale di Trieste, pari all’1,9%. Ma può contare anche sulla Tassara del finanziere Zaleski, che ha più del 2%. Mediobanca controlla la compagnia con il 14%, ma fa «blocco» anche con Unicredito (3,7%) e Capitalia (2,7%), entrambi suoi grandi azionisti (con il 9,5% ciascuno). Completa l’intreccio il ruolo dei soci francesi, al 10% in Mediobanca. In questo quadro, nei prossimi mesi, si dovranno rinnovare sia il patto dei grandi soci di Piazzetta Cuccia, sia il consiglio d’amministrazione della compagnia triestina. Di fronte a tale assetto Bazoli non starà di certo a guardare. Non è un caso che in una recente intervista al Sole-24 ore, Guido Roberto Vitale, consulente considerato vicino a Bazoli, abbia indicato la necessità di crescita anche interna delle Generali (in polemica con l’Antitrust) come condizione perché non finisca preda degli stranieri, forse pensando ai francesi. E dalla sua Intesa-Sanpaolo potrà contare su due punti di forza. Il primo è senz’altro finanziario: un capitale in eccesso stimato, dagli analisti di Banca Akros, in 8,5 miliardi che, pur scontando operazioni già in cantiere, resta superiore ai 5 miliardi. Il secondo è politico, basato sulla nota grande sintonia con l’attuale premier Romano Prodi. Ma anche sui crescenti segnali di collaborazione e simpatia partiti dall’area Dalemiana di governo.
Anche gli altri, però, non staranno a guardare. E per questo le mosse di Intesa-Sanpaolo verso Trieste dovranno fare i conti con il «blocco» Mediobanca. O, meglio, con le reazioni del socio forte Unicredito.
Al punto che già si ipotizza che la contromossa sarà un’operazione Unicredito-Capitalia.

Che potrebbe piacere ai due amministratori delegati Alessandro Profumo e Matteo Arpe. E che sarebbe favorita, almeno nella situazione attuale, dalla debolezza del presidente del gruppo romano, Cesare Geronzi, momentaneamente sospeso dalle sue funzioni.

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