Il suo nome, Hina, è diventato il simbolo dellemancipazione delle donne immigrate contro le tante oppressioni che si portano dietro dai loro Paesi. Ma oltre a un simbolo, il ricordo di lei è ora legato a uniniziativa concreta per gli extracomunitari in Italia. A nome della giovane pachistana, uccisa un anno fa dai familiari perché troppo «occidentalizzata», è stato infatti intitolato il Centro di Salute Internazionale e Medicina Transculturale aperto dallAsl a Brescia dal 1990. Era un sabato pomeriggio dagosto, l11 del mese dellanno scorso, quando a Sarezzo, in Valtrompia, venne trovato sotterrato nel giardino di casa, il corpo di Hina Saleem, 20 anni, massacrata e sgozzata. Da giorni il suo fidanzato, un italiano, la cercava ovunque. Ma lei, una bella ragazza mora la cui fotografia poi invase i giornali, lo sguardo aperto, sembrava svanita nel nulla.
Nessuno immaginava che proprio quei suoi atteggiamenti, la voglia di sentirsi come le altre ragazze, trovarsi un lavoro e un fidanzato, le erano costati la vita. Massacrata, se tutte le accuse verranno confermate, dai familiari perché non rispettava invece la tradizione.Intitolato a Hina centro sanitario per immigrati
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