
Ci sono coppie che sembrano fuochi d'artificio: fanno faville per chi guarda e per un tempo limitato. Carolina Guthmann e Piero Di Pasquale brillano invece della luce speciale di chi sa trasformare i sogni personali in progetti universali. Figlia di un flautista tedesco e di una pianista brasiliana, lei è nata a Salvador de Bahia, ha studiato macroeconomia a Heidelberg per poi specializzarsi in business management negli Stati Uniti. Comincia a lavorare per Procter & Gamble in Germania, quindi torma in Brasile ma poi rientra in Europa dove si sposa una prima volta e diventa una super manager della multinazionale statunitense.
Piero è un celebre giornalista televisivo, reporter di guerra per la Rai in Somalia e in Iraq, poi capo di TV7 e quindi coautore di Sergio Zavoli nelle inchieste sul terrorismo per La notte della Repubblica. A questo punto approda in America per seguire la campagna di Clinton (diventeranno pure amici) e il fenomeno della Silicon Valley. Rientra in Italia per far partire Rai News 24 e poi diventa vicedirettore di Rai International. In questa fase della vita incontra Carolina. Si sposano, mollano i rispettivi lavori e realizzano un sogno comune. Insieme hanno creato Manima marchio di ricami siciliani e design per clienti internazionali alto spendenti. Tra loro ci sono personaggi del jet set come Helga Piaget, Maria Bush, l'amministratore delegato della Shell Gaurdie Banister e Martin Sorrell capo di WPP la più grande agenzia di pubblicità del mondo.
Cosa vuol dire Manima?
«Può essere letto come l'unione tra Mani e Anima, ma anche come m'anima ovvero mi dà coraggio. Quando abbiamo deciso di fare qualcosa insieme ci siamo dati come primo obbiettivo di aiutare donne vittime di violenze e abusi ma anche solo sfruttate professionalmente. Il 70% delle siciliane non ha mai avuto un lavoro regolarmente retribuito. Nel nostro atelier in Piazzetta Santo Spirito 9 a Palermo lavorano con regolari contratti di assunzione 7 ricamatrici che dialogano via Internet su un'app con le altre collaboratrici del brand (in tutto sono 35) scovate in giro per la Sicilia, nei paesi dei Nebrodi e delle Madonie dove tra castelli normanni e cappelle palatine a vengono tramandati i segreti del ricamo. Recentemente abbiamo anche aperto una boutique dentro Villa Igea, la splendida casa dei Florio trasformata in uno degli alberghi più belli di Palermo».
Lei Carolina aveva una posizione invidiabile, non le è pesato abbandonarla?
«Per niente, Quando viaggi in 11 paesi al mese non fai che arrivare e dire alla gente non hai fatto i numeri richiesti, devi vendere di più. Pesante visto che mi occupavo di farmaci per malati oncologici».
Lei Piero faceva un lavoro più divertente...
« Sì ma dirigevo 240 giornalisti e non ero più in prima linea. Con Carolina ho pensato di fare qualcosa che avesse più senso».
Da qui a Manima cosa è successo?
«Per un anno abbiamo studiato modelli del passato per capire come sarebbe stato il futuro. Abbiamo consultato libri ed esperti di ogni tipo. Cercavamo qualcosa di italiano, di femminile e che avesse un importante mercato internazionale. Il ricamo non è mai morto, è sempre stato in mano alle donne ed è un'espressione molto individuale. La massificazione del lusso stava togliendo prestigio a tutto ciò per cui c'era lo spazio per fare questo passo. Inoltre in Sicilia ci sono le migliori ricamatrici del mondo perché sono figlie di 26 conquiste e hanno l'eclettismo nel DNA».
Come riuscite a conciliare le nuove esigenze del pubblico con quest'arte antica?
«Abbiamo alzato il livello facendo anche un corso di formazione interna dove s'imparano nuove tecniche oppure si adattano quelle esistenti. Inoltre con noi collaborano in esclusiva degli artisti come Kazumi Yoshida (direttore della pluripremiata Clarence House di New York, ndr). L'idea è mantenere vive cose meravigliose come lo sfilato siciliano o il ricamo a fili contati, ma i nostri abiti decorati con queste tecniche antiche non hanno altro in comune con le camicie da notte della nonna».
Che tipo di richieste vi fanno i clienti?
«Per una coppia di miliardari americani che si sono sposati a Noto abbiamo fatto 350 portapane, portamenù e portatovaglioli personalizzati dal nome dell'ospite. Poi c'erano i segnaposti, i ventaglietti e i sottobicchieri in pizzo con le iniziali: una serie infinita di accessori da portare a casa come souvenir».
Inutile chiedervi i nomi...
«Sì, possiamo dire il nome solo di chi ha parlato di noi sui giornali come Robin Wright l'ex moglie di Sean Penn protagonista di House of Cards».
In questo mondo al femminile lei Piero cosa fa?
«Al momento mi sto dedicando al progetto di un museo digitale del ricamo siciliano. Con l'intelligenza artificiale sto informatizzando i dati dei manufatti che si trovano nei piccoli musei, nelle fondazioni o nelle collezioni private. Vorremmo far diventare questo materiale fruibile per tutti».
Avete mai avuto a che fare con il lato oscuro della Sicilia?
«Finora no e speriamo continui così anche perché noi come azienda siamo amplificativi: se ci serve un fotografo, lo
prendiamo palermitano, se ci serve una modella chiamiamo le ballerine del Teatro Massimo, se cerchiamo una società che ci curi l'intelligenza artificiale la troviamo più facilmente in Sicilia che non nella Silicon Valley».
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