La inutile carica degli otto sindaci «zero virgola»

Non è solo Bruno Ferrante ad aver incassato la sconfitta. Ci sono altri otto aspiranti sindaci bocciati dalle urne. Otto candidati a guidare Milano che incassano un magro bottino: 1,2 per cento, che suddiviso fa zero virgola «x» per cento a testa.
Nessun futuro in consiglio comunale, quindi, per Giorgio Ballabio, Cesare Fracca, Gabriele Pagliuzzi, Ambrogio Crespi, Valerio Colombo, Alberto Saibene, Sante Gaiardoni e Pietro Vangeli. Tutti a casa dopo una campagna elettorale che li ha visti promettere mari e monti: dal «viagra gratis per tutti» dell’ex pistard Sante Gaiardoni al «parco orbitale dei milanesi» progettato da Fracca a nome e per conto di Vivere Milano, ovvero della lista dei trenta-quarantenni con tanta voglia di «spendersi in prima persona, per creare qualcosa che non c’è: il nuovo che non può nascere dentro delle vecchie scarpe».
Immagine che non ha convinto i milanesi nel chiuso delle urne. Scelte di una città che non ha votato Pietro Vangeli della Lista Comunista, che ospitava tra l’altro quel Walter Ferrarato appena scarcerato da San Vittore dove era finito per i fatti di corso Buenos Aires. E che ha rimandato a casa pure Ambrogio Crespi, fratello del più noto Luigi, sostenuto da Bobo Craxi e dai Liberaldemocratici di Marco Marsili.
Niente da fare pure per l’avvocato Giorgio Ballabio che si presentava con un curriculum di tutto rispetto, non solo da professionista ma pure da sportivo. E addio sogno da consigliere per la mamma del dj Francesco che con La Tua Milano avrebbe voluto entrare nel consiglio comunale.

Delusioni per il magro bottino che gli otto potenziali sindaci hanno consumato nel chiuso del salotto di famiglia, con tanto di mogli, figli e candidati. E, senza magari, con una vagonata di santini elettorali ancora da smaltire.

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