«Inutile ritirare la patente a chi si droga»

Polemiche per le nuove dichiarazioni di Livia Turco che sminuisce i rischi della cannabis: «Il decreto sulle dosi minime? Lo rifarei»

da Roma

«Mi vergogno di aver fatto una cosa veramente sbagliata, facendo correre rischi ad altre persone». Sono le parole del cantante George Michael condannato da un tribunale britannico a 100 ore di servizi sociali e al divieto di guida per due anni per essersi messo al volante imbottito di droghe e farmaci.
«Il ritiro della patente come sanzione amministrativa per chi viene trovato con una quantità di droga superiore a quella prevista dalla legge mi risulta essere un po’ inefficace. Penserei quindi ad altre misure». Parola del ministro della Salute, Livia Turco. «Stiamo riflettendo con il ministro Ferrero su altri tipi di sanzioni amministrative», ha aggiunto sottolineando di ritenere maggiormente efficaci «i lavori socialmente utili». Anzi, il ministro ha voluto ribadire la sua posizione che già nei mesi scorsi ha causato polemiche. «Il decreto che ha innalzato la quantità di cannabis oltre cui scatta la presunzione di spaccio lo rifarei perché l’ottica è quella di depenalizzare il consumo» anche perché «non si può definire la cannabis una delle droghe più pericolose».
Le dichiarazioni di Turco non sono passate inosservate. Da una parte il suo collega della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha precisato che «nel ddl che sto predisponendo non ci saranno i “lavori forzati“» in quanto «ciò che conta è la prevenzione». Non è rimasto in silenzio nemmeno il presidente della Società italiana di Farmacologia, Giovanni Biggio. «Ci lasciano perplessi - ha detto - certe affermazioni politiche secondo cui le “canne“ sono una droga non pericolosa. Un messaggio che può provocare, e provoca, danni ingenti». Il cervello di un adolescente che ha fatto uso di cannabis, ha rilevato lo specialista, è più «vulnerabile» ed esposto all’insorgere di varie patologie mentali quali la depressione.
«C’è bisogno di un nuovo ordinamento in materia di tossicodipendenze», ha incalzato il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Anche questa materia fa parte del programma dell’Unione, ma la poca sintonia tra Turco e Ferrero lascia intravedere che la stesura del disegno di legge governativo, che dovrebbe seppellire la Fini-Giovanardi, sarà ancora laboriosa. Inoltre, come ha evidenziato l’ex numero uno di Rifondazione, «bastano due decreti e sei spacciato»: i provvedimenti d’urgenza dell’esecutivo potrebbero continuare a intasare i lavori delle Camere.
La Cdl, però, non intende scendere a compromessi. «Abrogare le sanzioni amministrative - ha spiegato l’Udc Carlo Giovanardi - vuol dire liberalizzare e legalizzare il consumo personale di droga. Vedremo se il Parlamento e gli italiani condivideranno l’idea che i tossicodipendenti possano guidare tranquillamente automezzi con la licenza di uccidere».

Per Riccardo Pedrizzi (An) «va difesa la legge antidroga Fini e occorre sancire che la cannabis è una droga tutt’altro che leggera». Secondo la portavoce di Fi, Elisabetta Gardini, quello del ministro Turco è «accanimento ideologico». Tra stanze del buco, Nas nelle scuole e drogati al volante la confusione nel centrosinistra aumenta sempre più.

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