Investita e sgozzata in mezzo alla strada dall’ex

Brutale omicidio a Crema. La vittima nonostante l’urto ha cercato di fuggire verso casa. Raggiunta in cortile è stata finita con una dozzina di coltellate. L'assassino catturato dai carabinieri

da Crema

Bidella e badante, amava vivere allegramente e la sera si trasformava in giocatrice di casinò. Antonia Sangiovanni, 53 anni, è stata brutalmente uccisa ieri mattina, mentre andava al lavoro, da un uomo al volante di una vecchia Saab grigio scura che l'ha prima investita e poi inseguita, raggiunta e accoltellata a morte. L’ha sgozzata, incurante delle 5 persone che annichilite assistevano alla scena.
Poi, l’assassino è fuggito, riuscendo a seminare un’auto della polizia. Soltanto nel pomeriggio è stato fermato: i carabinieri lo hanno scovato a Rovato, in provincia di Brescia. Era andato da un carrozziere suo conoscente per fare riparare l’auto ammaccata sul cofano.
È stato fermato con l’accusa di omicidio. Si tratta di Vito D'Onghia, 54 anni, originario di Bari, con ultima residenza Vigevano ma attualmente senza fissa dimora. Ultimamente la sua casa era una roulotte parcheggiata in un campo nomadi e risulta che tra lui e Antonia ci fosse stata una breve relazione.
Sono le 5 e 45 del mattino quando Antonia inforca la bicicletta uscendo dalla sua casa di via Martini per raggiungere le scuole medie dove lavorava come addetta alle pulizie. Non fa più di 300 metri quando, in via Enrico Martini, la Saab, già vista circolare in zona per diverse sere prima, la punta, accellera e la investe. La bicicletta finisce sotto la macchina, lei contro il muro di cinta adiacente. Batte violentemente la testa. Dal tipo di frenata che rimane sulla strada sembra che l'uomo al volante volesse far credere a un investimento accidentale.
Invece non va così. Lui vede che lei, nonostante sia ferita, è ancora viva. E cerca di scappare a piedi nudi. Inutile. L’uomo è lì per uccidere. La raggiunge nel cortile di casa e la colpisce con 12 fendenti all’addome e un ultimo alla gola.
Vedova, tre figli, Antonia conduceva una vita vivace. A Crema, quartiere San Bernardino, abitava da 12 anni: era originaria di Scannabue, dove ancora adesso tutti ricordano la sua esuberanza. Deceduto il marito di infarto, aveva conosciuto un uomo facoltoso di Osio Sotto che era diventato il suo compagno, e nella Bergamasca, si era trasferita per oltre un anno. Poi, però, la storia era finita (forse anche per la sua eccessiva passione per il gioco d’azzardo: aveva più di un debito) e se n’era tornata a Crema. Senza perdere il fizietto: la vedevano spesso girare le sale di Montecampione e Locarno. Per anni, nel saldare i debiti, l'aveva aiutata il prete di San Bernardino, don Guido, sempre pronto a tendere una mano a chi chiedeva aiuto. Poi il prete è stato trasferito in Trentino e per la donna erano iniziati i guai coi creditori.
Proprio per questo, all’inizio, si era ipotizzato che l’omicidio potesse essere legato all’ambiente dei cambisti o degli usurai con cui la vittima forse si era scoperta. Poi il racconto di amici e soprattutto quello dei testimoni ha portato a D’Onghia, che ha già un precedente per tentato omicidio. Qualcuno aveva annotato il numero della targa della Saab, ma soprattutto è stata fondamentale la telefonata del carrozziere a cui si era rivolto per far riparare la macchina. Il meccanico vedendo macchie di sangue sui sedili si è allarmato e ha avvisato i carabinieri.
Resta ora da capire il movente e non si esclude che a innescare il delitto possano essere state proprio questioni di soldi.

Intanto una vicina di casa della vittima ha raccontato di una Mercedes 250 grigia spuntata poco dopo nella via con a bordo due persone calve, occhiali scuri, che hanno chiesto se la donna fosse morta. Solo una macabra curiosità?

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