In questi giorni la sindaco sta celebrando l'apologia dei Diritti. I suoi, innanzitutto, come quello di non fare delibere e provvedimenti per la propria città, dedicandosi invece a convegni e tavoli promozionali. Ci sono poi i diritti dei nomadi, che imitando Zorro e Paperinik vorrebbero agire nel pieno anonimato e che non vogliono essere in alcun modo identificati «dalla bieca destra al governo». Poi i diritti dei migranti (termine progressista che sostituisce le parole volgari e razziste di: clandestino, emigrante ed extracomunitario). Ovviamente quelli degli islamici che devono scegliersi dove meglio farsi la moschea. Oppure i diritti dei punk-bestia di minacciare i passanti per ottenere i soldi con cui drogarsi. Infine il diritto dei no global e della sinistra radicale ad avere processi secondo il loro rito ideologico e non secondo il codice penale. Un'ubriacatura ideologica, ben fotografata dai servizi del Giornale di questi giorni (grazie!) e unubriacatura che ben fotografa una sinistra in crisi d'identità e sempre più lontana dalla società reale. E se a livello nazionale, dopo 14 anni di giustizialismo d'avanspettacolo, pensano di battere l'avversario sbirciando nelle mutande di Berlusconi; a livello locale, dopo 20 anni di pessimo governo della città, pensano di risolvere tutto con una torta di compleanno a don Gallo. In tutto questo bailamme dal vocabolario della sindaco sono scomparsi (lo scrivo sottovoce quasi fosse una bestemmia o una parolaccia) i «doveri». Forse per loro sono passati di moda, ma i doveri con i diritti sono egualmente alla base di qualsiasi società civile. Poi ci sarebbero i diritti dei genovesi, esclusi totalmente alla festa della sindaco tra i soggetti aventi diritto al diritto. I genovesi che pagano le tasse comunali senza ricevere adeguati servizi, che vorrebbero un futuro per i propri figli, che sognano asili e case di riposo funzionanti, che sono stufi di strade simili a percorsi di guerra, con buche e vetri rotti, con la possibilità concreta di un agguato per scippi e violenze, che (oltre 2.500 famiglie) aspettano una casa dall'edilizia sociale, che... Potrei andare avanti per intere pagine, ma avete capito bene a chi mi riferisco: alla gente reale e concreta, come reali e concreti sono i problemi della nostra città.
Ecco di cosa si dovrebbe occupare chi amministra una città: di problemi reali e di persone reali e non dedicarsi alla venerazione di fantasmi impolverati del 68 che la storia ha già condannato.*Consigliere Comunale An
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