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«Io, accusato al posto suo»

RomaGli hanno distrutto la vita. Dal 1997, da quando è stato accusato di avere aggredito una ragazza in un garage di San Basilio, alla periferia est di Roma, Giovanni Della Corte, carabiniere, non ha più trovato una donna in grado di amarlo. Di tollerare un passato così ingombrante, di curare le ferite della sua dolorosa esperienza in carcere, magari soltanto di dare credito alle sue infinite dichiarazioni d’innocenza. Oggi, 12 anni dopo, a scoppio terribilmente ritardato, potrebbe arrivare una riabilitazione. Tanto completa quanto clamorosa. Il colpevole di quel tentativo di stupro potrebbe essere infatti Luca Bianchini, almeno è quello che gli inquirenti stanno cercando di accertare viste le numerose similitudini con il modus operandi dello stupratore seriale capitolino. «Finalmente - dice Della Corte al Giornale - uscirebbe fuori la verità. Sarebbe un sollievo, perché le persone non ti credono mai. Ti devi sempre rialzare con le tue gambe».
Giovanni, cosa ricorda di quella notte?
«Ho sentito delle urla e mi sono catapultato a vedere cosa stava succedendo. Un uomo aveva immobilizzato una ragazza sorprendendola alle spalle, lei si era divincolata ed era riuscita a liberarsi della presa e a chiedere aiuto. Quando sono arrivato nel garage ho visto un’ombra fuggire. Non saprei descriverlo: ho provato a inseguirlo con la mia auto, ma è riuscito a dileguarsi».
Come mai hanno accusato lei?
«Non lo so, si sono rivoltati tutti contro di me, temo che fosse la cosa più comoda da fare per non mostrarsi impotenti. Hanno provato anche a incastrarmi, ad addossarmi la responsabilità di altre violenze mostrando la mia faccia a decine di vittime, ma nessuna mi ha mai riconosciuto».
Allora perché condannarla?
«Al processo il giudice nemmeno mi ascoltava, il mio destino sembrava già scritto. Sapevano che se mi avessero assolto avrei preteso la resa dei conti, allora in appello hanno ridotto la pena a sei mesi, il minimo per quel reato. Mi hanno spogliato dell’uniforme e mi hanno buttato in carcere, dove sono stato picchiato e umiliato. È stato un incubo per me e la mia famiglia, da cui ancora oggi non sono riuscito a risvegliarmi».
Se si accertasse la colpevolezza di Luca Bianchini anche per quell’aggressione, riuscirebbe finalmente a voltare pagina?
«Non lo so, è passato troppo tempo.

Mi piacerebbe soltanto che chi ha sbagliato possa provare un po’ di vergogna per tutto quello che ho dovuto sopportare».

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