«Io aggredito, ma la sinistra tace»

Il candidato sindaco della Cdl a Roma: ambigue le condanne dell’Unione alla violenza politica

da Roma

Urla, bottiglie e sputi contro il candidato sindaco del centrodestra a Roma Gianni Alemanno. Mercoledì sera la cerimonia per l’inaugurazione dei lavori di riqualificazione al Laurentino 38, uno dei quartieri più degradati di Roma, si è conclusa con un’aggressione al ministro da parte di una trentina di autonomi. Alemanno era arrivato al cantiere in serata, dal lato opposto a quello dove stava iniziando la manifestazione ufficiale con il sindaco Walter Veltroni. Il suo arrivo è stato accolto dagli autonomi del centro sociale del quartiere, che si sono prima assembrati per poi scandire urla e slogan. Dopo qualche minuto il gruppo di manifestanti, circa 30 persone, hanno cominciato a lanciare oggetti contro Alemanno e la sua scorta. «Hanno tirato una bottiglia di birra, sputato, mi hanno apostrofato in vari modi - racconta Alemanno -. E un agente della scorta è stato ferito in faccia con un pezzo di vetro». Uno dei disobbedienti responsabili dell’aggressione è stato identificato ieri dalla polizia.
Il centro sociale da cui proviene il gruppo di contestatori è legato all’area disobbediente di Action, struttura che organizza occupazioni abusive di case guidata dal consigliere comunale Nunzio D’Erme condannato nei giorni scorsi agli arresti domiciliari per delitti contro il patrimonio immobiliare. «Se qualcuno avesse qualche dubbio sulla matrice dell’aggressione che abbiamo subito - dice Alemanno - questi dubbi sono stati chiariti dalla puntuale rivendicazione del consigliere Nunzio D’Erme, candidato della lista Roma Arcobaleno e alleato di Walter Veltroni». Ambigua, secondo il candidato sindaco della Cdl, la condanna del centrosinistra.

«La serie di comunicati con cui esponenti della sinistra capitolina hanno messo sullo stesso piano i manifesti di An, giudicati troppo duri e l'aggressione che ho subito ieri, con relativa rivendicazione di D’Erme, dimostrano una forte ambiguità nella condanna della violenza».

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