«Io, assediato dai nomadi rischio di chiudere la ditta»

Filo spinato, telecamere, ronde e cani: per difendersi un imprenditore milanese prova di tutto. Inutilmente

da Milano

Diciotto telecamere, filo spinato «di tipo militare», una pattuglia di sorveglianza privata che fa due ronde a notte («e mille euro al mese»), due cani. Risultato? Almeno due furti a settimana, 40mila euro spesi «quasi inutilmente» per difendersi dagli assalti e «almeno 100mila euro di danni all’anno, tra merce e materiali rubati. Senza contare i clienti persi». Esasperato non basta per definire lo stato d’animo di Michele Mosconi, 40 anni, titolare dei Magazzini generali Ont spa, azienda di logistica creata dal nonno nel 1950, ben prima che via Triboniano a Milano diventasse l’indirizzo della baraccopoli più grande d’Europa. Dopo l’arrivo dei rom, per un’attività che smista 90mila container all’anno e affitta 30mila metri quadrati di magazzini a 30 diverse società, è stato un disastro: «Anno dopo anno continuiamo a perdere clienti e a spendere sempre di più in sicurezza. Stiamo pensando seriamente di chiudere, manderemo le 100 persone che lavorano per noi in Comune, a chiedere perché il loro posto è a rischio». Non solo: «Sto pensando di fare causa al Comune per i danni subiti da quando ci ha gentilmente “regalato” gli zingari come vicini di casa. Ricevo in continuazione lettere dai clienti, “o fate qualcosa per la sicurezza o ce ne andiamo”. Ma più di così...».
Il pacchetto di denunce sul tavolo parla da solo, ma sono lettera morta. L’ultima telefonata ai vigili ieri mattina: una passeggiata tra i container vuoti, basta aprirne un paio per disturbare il sonno di due rom che li avevano trasformati in casetta, con materassi e bombole del gas. «Vi rendete conto? Se per disgrazia scoppiano e muore qualcuno, ci vado di mezzo io», tuona Mosconi. Dall’altra parte del filo, il vigile replica che «è roba vostra, mandate qualcuno a vedere, siamo impegnati in un’operazione fino a sera. Chiami il 113». Un refrain, assicura l’imprenditore: «Sembra di essere in guerra contro un nemico protetto dallo Stato, i nostri vicini sanno benissimo che se venissero arrestati, e non è scontato, sarebbero rilasciati in tempo brevissimo». Ma «non mi arrendo, continuo a denunciare». Filo spinato a parte, le recinzioni hanno falle da tutte le parti. Una lettera del Comune datata 18 aprile ammette che «dai rilievi si è potuto constatare che parte della recinzione risulta mancante e i varchi potrebbero costituire via d’accesso alla vostra proprietà. Il settore tecnico provvederà al ripristino». Fosse vero. «Sistemi da una parte e i rom buttano giù dall’altra», indica lo squarcio. Su un muro di via Ponte Licosa hanno inciso «Piazza Romania», per far capire chi comanda. Quando non rubano merce, dissotterrano i cavi elettrici per sfilare il rame, portano via carburante, addirittura due gruppi frigoriferi che stavano all’esterno di un container in cima ad altri quattro, roba da contorsionisti. «Se ti sparisce l’attrezzatura fermi il lavoro e perdi il cliente che non può aspettare». I contenitori vuoti li scassinano e ne fanno una baracca, poi li richiudono addirittura col lucchetto, «così ci tocca chiamare la polizia per aprirli perché potremmo trovarci refurtiva, o anche peggio».
L’anno scorso, ad ottobre, un dipendente è stato preso a sassate mentre guidava l’autogru con agganciato un container. «I cubetti di porfido hanno sfondato un vetro - racconta Antonio, il protagonista - ho corso il rischio di capovolgermi col mezzo». L’addetto alla guardiola, riferisce l’imprenditore, «mi ha chiesto addirittura il giubbotto antiproiettile, siamo alla follia». Ma come dargli torto? Mosconi in via Triboniano ci vive pure, proprio accanto all’azienda e al campo nomadi: «Mia moglie è in attesa. La notte non dormo, ogni volta che sento un rumore faccio un salto».

È in quelle notti in bianco che gli vengono pensieri da rivoluzionario: «Sono contrario agli scioperi, ma sto pensando di mettermi d’accordo coi residenti del quartiere e bloccare via Certosa nell’ora di punta. Chi paralizza la città o le autostrade riesce sempre a farsi ascoltare...».

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