«Io a Bruxelles? Non sono noto e non ho i soldi»

«Io a Bruxelles? Non sono noto e non ho i soldi»

(...) Enrico Musso all’investitura a futuro eurodeputato della Liguria che gli ha riservato Claudio Scajola agli Stati Generali di Varazze, elaborando una strategia che riporti un ligure a Strasburgo e Bruxelles dopo l’esperienza del 1994 azzurro di Franco Malerba ed Eolo Parodi, il periodo di Roberto Speciale ed il tradimento prima di Marta Vincenzi, che si è dimessa per diventare sindaco, e poi di Massimiliano Costa che ha rinunciato a subentrare per restare in Regione.
Il sogno di Scajola è assolutamente lucido. Il miglior tecnico, il parlamentare più libero intellettualmente, la persona perbene, il volto capace di sfondare non solo a Genova ma anche all’estero, come è Musso, all’Europarlamento. E, finalmente, uno spezzino come Gino Morgillo che subentrerebbe in Parlamento, magari anche grazie a una triangolazione di voti per Musso con la Lombardia, visto che Morgillo è molto stimato da Mario Mauro e Roberto Formigoni.
Insomma, ci sta tutto. «Credo - ha spiegato a Varazze il ministro per lo Sviluppo Economico - che abbiamo un personaggio importante, capace, che ha le caratteristiche europee, perchè riesce a coniugare il contatto con la gente che ha dimostrato nelle ultime elezioni con una professionalità caratterizzata da un’esperienza in un settore come quello dei trasporti, che è fondamentale per la Liguria. Io mi auguro che Musso voglia accettare questa sfida». Su, su fino al sogno finale: «Spero che ci ritroveremo con il senatore Enrico Musso parlamentare europeo per la Liguria, io ministro e Biasotti futuro presidente della Regione».
Del resto, il percorso di «cooptazione» di Musso all’Europarlamento da parte di Scajola, in fondo, ricalca il metodo (vincente) con cui il senatore del Pdl è stato scelto prima come candidato sindaco a Genova e poi come capolista per Palazzo Madama, quindi con la certezza di elezione. Insomma, niente di nuovo sotto il sole.
In sala, Musso - che non se l’aspettava assolutamente - era apparso molto sorpreso e si era limitato a un laconico: «É una cosa molto lusinghiera». Ma il volto non era quello dei giorni più felici. Nei giorni successivi, poi, Musso ha esternato a testate unificate (tranne il Giornale), rilasciando dichiarazioni di circostanza alla Gazzetta del Lunedì e alla Repubblica-Il Lavoro e, ieri, un’intervista dai toni oggettivamente molto sgradevoli nei confronti di Scajola e del Pdl, al Secolo XIX.
Con «la Franca», Musso si lascia andare, con parole che suonano pressappoco così e che provo a riportare, rubando alla padrona di casa anche le domande, che sono assolutamente «made in Brignola». Ovviamente è una sintesi - quasi a memoria ( mi scuso anticipatamente per errori ed omissioni) - rispetto alla versione originale in onda questa sera su Telegenova. Con un’osservazione personale: stimo moltissimo Musso, che non ha pari nella compagine ligure a Roma, e vederlo a Bruxelles mi farebbe davvero piacere. Per la Liguria e per l’Italia, prima ancora che per lui. Insomma, vedo tutto come un’opportunità e non come una punizione o un esilio. Basta vedere cosa ha saputo costruire da lì Marta Vincenzi. Poi, vabbè, si è messa a fare il sindaco. Ma questa è un’altra storia.
Cosa è successo a Varazze?
«Vorrei saperlo anch’io (ride, ndr). Cioè sono successe molte cose e c’è stato un grande successo degli Stati Generali. Da questo punto di vista, è andato tutto benissimo. Sono stati scelti ottimi candidati, almeno quelli che conosco, per le amministrative e Sandro Biasotti per le regionali. Una scelta che condivido e che mi pare logica».
E il suo nome per le Europee?
«Per me, è stata una sorpresa assoluta. E ringrazio il ministro Scajola per averla posta con giudizi assolutamente generosi di attenzione e stima nei miei confronti, forse addirittura eccessivi...».
Ma?
«Ma dissento su una cosa. Lui ha detto che sono l’unico candidato ligure possibile del Pdl per il Parlamento europeo e su questo non sono d’accordo. Penso a tante persone, anche nella società civile, professori universitari miei colleghi e anche qualche donna, che sarebbero ottimi candidati».
Insomma non sembra entusiasta. È stato preso troppo alla sprovvista?
«Lo dico senza alcuno spunto polemico nei confronti del ministro Scajola, che, anzi, ringrazio per le parole lusinghiere sul mio conto. Ma ancor oggi, a quarantott’ore dal suo annuncio (è il momento in cui ha rilasciato l’intervista a Telegenova ndr), ci sono due cose che non mi convincono: da un lato, accettare vorrebbe dire automaticamente rinunciare alla mia candidatura a sindaco di Genova per il 2012, visto che la Vincenzi fu criticata proprio da Scajola, e io condivisi appieno quel giudizio, perchè abbandonava Bruxelles per venire a Palazzo Tursi. E quindi, visto che sono una persona coerente, non farei mai la stessa cosa».
E il secondo dubbio?
«C’è un po’ di amarezza perchè sto lavorando con grande entusiasmo a Palazzo Madama. È da otto mesi che sto imparando a fare il senatore e per fare questo mestiere ho abbandonato l’università dove in otto anni ero arrivato ai vertici mondiali della mia materia».
Altri dubbi?
«Il territorio del collegio Nord-Ovest, che comprende Liguria, ma anche Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta è sterminato e,da oggi, in tre mesi, non riuscirei a girare nemmeno tutti i paesi della Liguria. E poi...».
I dubbi si moltiplicano.
«...serve un budget di un milione di euro per la campagna elettorale, mi dicono. E io quei soldi non me li sogno nemmeno. Anzi, da quando sono in politica, ci ho anche rimesso. Ma il mio stipendio è di 2900 euro al mese, quello di un ordinario di università».
Quindi è un «no»?
«Potrebbero ripensarci e può anche darsi che ci ripensi io, devo riflettere. Anche perchè, ribadisco, mi rendo conto del grande onore che il ministro Scajola ha voluto farmi. Ma, sicuramente, negli ultimi tempi, Claudio ha avuto molto da fare, impegnato com’è in vertici mondiali ai massimi livelli, e non ha avuto il tempo di fare questi ragionamenti che ho fatto io ora».
Quindi è un «sì»? Accetterà?
«Ripeto: devo riflettere. Servono un sacco di soldi. E una notorietà su quattro regioni. Io, se ce l’ho, ce l’ho su una sola. E poi, in soli tre mesi, rischia di finire come con il Comune, dove abbiamo perso bene, ma non abbiamo vinto. Forse, fossimo partiti prima, ce l’avremmo fatta».
Quindi?
«Quindi la mia situazione è come quella di un calciatore che gioca in una squadra ed è stato preso per fare il centravanti, mentre ora si sono accorti che, legittimamente, può andare meglio come terzino, senza avvertirlo. Ci penserò».
La sorpresa di Varazze è stata un colpo, par di capire.
«Ribadisco: il territorio ligure mi sembra troppo piccolo rispetto agli altri per un semi-sconosciuto. E poi il problema dei soldi è reale: per il Comune sono stato finanziato generosamente dal presidente Berlusconi e da un gruppo di imprenditori locali. Ma, stavolta, non potrà essere così. Berlusconi certo non può finanziare un candidato anzichè l’altro e anche gli imprenditori non sono giustamente interessati ad aiutare europarlamentari che non hanno potere di legiferare, ma solo quello di dare pareri».
A me (Franca Brignola, ndr), hanno detto che sono inadatta alla politica: troppo poco mediatrice. E lei?
«Può essere che non sia adatto neanch’io. Per il futuro ho un altro mestiere che mi piace. E poi, ci tengo a ripeterlo, dover rinunciare alla corsa a fare il sindaco nel 2012, per coerenza, mi peserebbe moltissimo».
Lei è abituato a girare in mezzo alla gente in bicicletta, così come altri si muovono in bus.
«Non è detto che sia una qualità in politica.

L’ha detto anche il ministro Scajola a Varazze: “Musso è molto amato dagli elettori e un po’ meno dai dirigenti politici“».
Ci si ritrova?
«Penso che Scajola abbia ragione. E l’ho percepito immediatamente anche a Varazze, ascoltando i discorsi di alcuni dirigenti politici dopo le parole del ministro».

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