Cronache

«Io cacciatore, uccido i bambi in nome della natura»

(...) In alcune aree della Liguria e del basso Piemonte abbiamo una densità di caprioli tra le più alte d’Europa (70 capi ogni 100 ettari), la densità supera quella c.d. agroforestale cioè ci sono più caprioli di quanto il territorio può permettersi: ne soffre il bosco e con esso il «cerchio della vita», sono insostenibili i danni all’agricoltura e la frequenza degli incidenti. Ne soffre, potenzialmente, anche la specie capriolo dal sovraffollamento, si indebolisce la qualità della specie e in agguato c’è il rischio di epidemie. Occorre intervenire o aspettare che la natura faccia il suo corso distruggendo il bosco, conseguentemente la specie che lo ha distrutto per poi ripartire.
La scienza della gestione faunistica ha qualche decina d’anni. In tutto il mondo utilizza il prelievo venatorio come strumento di riequilibrio diretto o indiretto. È l’unico strumento selettivo perché viene programmato per classi di età e sesso definiti. Anche la cattura e il trasferimento (che per il capriolo ha un costo elevatisimo in termini di animali feriti e morti) appartiene alla logica del prelievo venatorio.
Nelle c.d. riserve Presidenziali che sono parchi nazionali e negli altri Parchi si utilizza il prelievo venatorio per il riequilibrio. Lo sa il Ministro Pecoraro Scanio che a San Rossore e a Castelporziano (la cui gestione è diretta dal suo Dicastero) vengono abbattuti centinaia di animali e ne vengono catturati e venduti alle Aziende Venatorie altrettante centinaia... (venduti per essere abbattuti!).
Meno di trenta anni fa alcune decine di caprioli, catturati altrove, vennero immessi nella provincia di Savona (Valli Bormida ed Erro) ora ce ne sono più di 35/40mila in Liguria e, quasi altrettanti nel confinante basso Piemonte. Così accadrà dove verranno immessi. Immettere un animale selvatico in un’area vuol dire porsi il problema della gestione del sovrappopolamento nel prossimo futuro. Mediamente una femmina partorisce due piccoli all’anno e la mortalità «naturale» non supera il 15%! Per questo, e Pecoraro Scanio lo ignora, sono vietate per legge le immissioni di animali selvatici nei Parchi naturali!!
Periodicamente si sente parlare, da sprovveduti, di metodi più ecologici come sterilizzazione di massa! Nessuno ha mai sperimentato la loro attuabilità nell’ambiente naturale al di là dei costi economici elevatissimi da sostenersi. Comunque se si vuole provare invito il Ministro Pecoraro Scanio a finanziare un progetto, magari nelle tenute presidenziali di San Rossore o Castelporziano che sono di proprietà dello Stato e di presentarne i risultati alla comunità scientifica. Ma se parliamo di natura, e degli animali selvatici che dobbiamo rispettare, bisogna dire che la sterilizzazione modifica in maniera drammatica il comportamento sociale di un animale selvatico, che vive delle relazioni sociali con i componenti della sua specie incentrate e scadenziate dalle dinamiche sessuali. Un capriolo sterilizzato non è quello splendido animale che vive nelle nostre montagne.

È un’altra cosa che non appartiene alla natura, alle sue semplici e spietate regole.
*Forza Italia - Vicepresidente
Consiglio Regionale Ligure
e cacciatore di caprioli

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