Sono al capolinea. Sto per scendere dalla grande astronave luminescente e fortunata che per tanti anni mi ha trasportato oltre le mie aspettative in una lunga avventura indimenticabile, spesso faticosa, quasi sempre straordinaria. Un viaggio iniziato spensieratamente, quasi per gioco, in quel tempo in cui il mio futuro sembrava essere così lontano che ero certo di potermi prendere tutto il tempo che volevo prima di affrontarlo. E così, in attesa di diventare «grande» e di fare «le cose per bene» sono salito, tanto per farmi un giro, su quel traballante otto volante che, in quel tempo, solo in pochi chiamavano musica. Allimprovviso lottovolante è diventato mongolfiera e, forse spinto da venti di fortuna, ho cominciato a volare.
Sono diventato un buon cliente di «Popland», ho vinto Telegatti e pesci rossi, ho raccontato le mie piccole fantasie a gente che forse, come me, aveva bisogno di piccole cose per addormentarsi felice. Ho incontrato applausi e neve in autostrada, ho sorriso alle lucette rosse delle telecamere e ai miei amori importanti, ho rotto bacchette e amicizie troppo grandi per sopportare le mie eterne lontananze, ho tenuto a battesimo i figli degli altri senza aver mai avuto il coraggio di farne uno mio, ho messo tutto il mio tempo e tutto il mio talento nella grande avventura che mi ha accompagnato fin qui stappando bottiglie frizzanti e qualcuna che sapeva di tappo e ho spento da poco 60 candeline rendendomi improvvisamente conto che tutto quello che potevo dire in questa fortunata dimensione, lavevo già detto.
Non è facile decidere di dire basta quando tutto va alla perfezione, quando il successo con la esse maiuscola non sembra ancora essere stanco di accompagnarti. Non è stato facile per me e so per certo che non lo è stato neanche per i miei «amici per sempre», ma ho sentito lirrefrenabile bisogno di mettere un punto alla mia vita e voltare pagina.
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