«Io e Fanfani, all’epoca della Dc»

«Io e Fanfani, all’epoca della Dc»

Storie di ordinaria paralisi al Villa Scassi, dopo le denunce dell’imprenditore e leader di comitati, Fabio Costa. L’ospedale-gioiello, quello che era stato messo in condizione di funzionare talmente bene da rendere difficili i piani di smantellamento decisi dalla giunta Burlando, oggi è in grado di «spegnersi» per 24 ore a causa di un banale problema al computer centrale del triage. È quello che è accaduto, ad esempio, il 21 febbraio scorso, probabilmente per colpa di una scheda bruciata all’interno del cervellone, che ha dovuto attendere un intero giorno prima che qualcuno intervenisse per sostituirla.
A raccontare quel che può accadere nel secondo decennio del terzo millennio se solo va in tilt un piccolo contatto elettronico sono i pazienti che quel giorno erano presenti al Villa Scassi. Ma il personale non può che confermare l’accaduto. Erano circa le 13 quando si è spento tutto nel computer centrale. Erano in corso gli esami di pazienti e le visite, si procedeva allo smistamento nei reparti con regolarità. Poi il buio. Una trentina di persone in attesa del loro turno sono stati avvisati del problema e della necessità di dover procedere in altro modo. Medici e infermieri, anche in una situazione di criticità, hanno lavorato al meglio moltiplicando le forze e l’ingegno.
Senza la possibilità di sfruttare le macchine, gli esami urgenti sono stati svolti «all’antica». I pazienti meno urgenti sono stati pregati di accettare un nuovo appuntamento, altri sono stati smistati in ospedali vicini. Chi aveva già il ricovero programmato è stato costretto a subire tempi lunghissimi. Per fare un esempio: chi aveva magari iniziato il triage alle 12.30, è riuscito a fare una radiografia all’una di notte. Ma in molti casi è stato rimandato tutto al giorno dopo.
Storie di paralisi, che diventano ordinaria amministrazione in una struttura che ha l’impressione di essere volutamente lasciata indietro, costretta a non essere più un punto di eccellenza.

Brutti pensieri che probabilmente sono sbagliati, ma che se dovessero azzeccarci, non farebbero che confermare la folle politica sanitaria condotta da una Regione il cui presidente litiga con il suo assessore al quale contesta gli errori commessi, ma non trova il coraggio di sostituirlo o di ammettere pubblicamente di aver sbagliato.

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