Milano - «Voglio conoscere questa ragazza, voglio aiutarla a uscire dall’incubo. Un incubo che conosco bene, perché l’ho vissuto sulla mia pelle...».
Un viso bruciato dall’acido muriatico, buttato in faccia dall’uomo che un giorno hai amato e che oggi, nonostante tutto, non riesci a odiare.
Younas Fakhra ha 27 anni, 9 anni fa suo marito, Bilal, la trasformò in un mostro, lei che era bella come una dea.
Per quel gesto Bilal è stato condannato?
«Sì, ha fatto pochi mesi di carcere».
Pena scontata in Pakistan, il suo Paese.
«Mio marito è il fratello di un ministro, per lui la sentenza è stata clemente».
Lei ha un figlio di 13 anni, come gli ha spiegato la pazzia di quel padre?
«Mio figlio era presente, aveva 4 anni. Ha visto tutto».
Ha visto l’acido muriatico mangiarle la carne?
«È stato un bambino forte. Ha superato lo choc senza bisogno dello psicologo».
E lei ce l’ha fatta a dimenticare?
«Dimenticare è impossibile».
Anche i ricordi lasciano ferite aperte.
«Quando mio marito mi sfregiò con l’acido, sentii un caldo come non avevo mai provato. Non vedevo più, non riuscivo ad aprire gli occhi tanto erano gonfi».
Si rendeva conto che era accaduto qualcosa di terribile?
«All’inizio pensavo fosse acqua, poi capii che quello che stava sciogliendo i mie vestiti e mi stava mangiando viso, petto e braccia era l’acido».
Impossibile perdonare.
«No, perdonare è possibile. Io l’ho fatto».
Ha mai più visto suo marito?
«No».
Torna spesso in Pakistan?
«Sì, io amo il mio Paese».
Un Paese dove si tollerano uomini che, a colpi di acido, devastano i volti delle proprie donne.
«Ragazze senza più naso né bocca; con il collo scarnificato e gli occhi che fanno piangere di paura i bambini. Un aspetto tanto raccapriccianti da non avere più il coraggio di uscire di casa o guardarsi allo specchio»
Lei riesce a guardarsi allo specchio?
«Si ci riesco. Grazie a un dottore meraviglioso ora ho un’espressione umana. Sono stati necessari tanti interventi chirurgici e ne dovrò subire ancora molti».
Lei ha scritto un libro, «Il volto cancellato».
«Ora ne sto scrivendo un altro dedicato a tutte le persone che mi hanno aiutato, a cominciare da mio figlio che ogni mattina mi ripete: “Mamma, per me sei sempre la più bella del mondo...”».
Ha un sogno?
«Voglio tornare in Pakistan a testa alta.
Vuol mandare un messaggio alla ragazza di Trento sfigurata dal marito marocchino?
«Sì, se vuole può sempre contare su di me. Anche se non la conosco, sento di volerle bene come una sorella».
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