«Io, fannullona per forza...» Impiegata lancia un Sos

C’è chi, ogni 27 del mese, incassa mille euro senza far niente. Sono i furbetti della pubblica amministrazione che giustamente il ministro Renato Brunetta vuole mandare a casa. Ma c’è chi, sempre negli uffici pubblici, non ci sta a passare otto ore al giorno facendo parole crociate, sfogliando il Giornale o a chiacchierare del più e del meno con il suo dirimpettaio.
Accade al Comune di Milano, via Larga 2, uffici dell’Anagrafe dove Fabrizia Rosi reclama di poter lavorare. Sì, avete letto bene: Fabrizia Rosi, cinquantenne, con alle spalle quindici anni da impiegata comunale, categoria C4 per la precisione, chiede di «non essere fannullona per forza». Condizione provocata dal «demansionamento»: «Nel maggio di quest’anno sono stata trasferita dal protocollo generale all’anagrafe stranieri, dove non ho neppure una scrivania. Già, mi guardo attorno e occupo una sedia libera, poi aspetto l’ora di pranzo e, infine, di andare a casa. Otto ore di troppo». Racconto della dipendente che, ieri, ha protestato davanti alla sede dell’anagrafe. Sostiene pure di «non» aver ricevuto quella «formazione adeguata, quella competenza necessaria per controllare i documenti degli stranieri che chiedono la residenza».
Denuncia che respinge Stefano Pillitteri, assessore ai Servizi civici di Palazzo Marino: «Le cose non stanno come sostiene la signora Rosi. Dal 30 maggio è stata svolta attività di formazione che è ancora in corso. Non sarebbe dunque vero che questo dipendente è stato messo nella condizione di non far niente». Come dire: «Quanto affermato dal dipendente è una sterile polemica settembrina che ha l’obiettivo di sollevare polveroni e non di contribuire a lavorare meglio tutti insieme». Virgolettato che le Rsu comunali non commentano: «Esistono e lo sanno anche gli assessori decine di casi analoghi a quello denunciato dalla signora Rosi. Senza dover rispondere a nessuno si prendono dei dipendenti e li si lasciano lì a far nulla. Qualcuno abbassa la testa e incassa lo stipendio, ma altri si ribellano» chiosa Roberto Miglio.

Attenzione, però, continua Miglio «a usare la parola mobbing»: «Negli uffici comunali sono almeno mille i casi di sofferenza sul posto di lavoro e questo nel silenzio assordante di Cgil-Cisl-Uil che a Milano hanno sposato in tutto le tesi del ministro Brunetta».
Annotazione sindacale che, senza forse, poco importa a Fabrizia: «Dobbiamo pensare a quei dipendenti pubblici che hanno veramente a cuore i servizi ai cittadini e che non possono fare niente».

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