«Io con Ferrante? Ma se voto Letizia»

«Io con Ferrante? Ma se voto Letizia»

Gianandrea Zagato

Mai titolo d’un invito, «noi votiamo, potete contarci», fu così azzeccato. Talmente centrato che, giorno dopo giorno, quell’appello pro-Bruno Ferrante - firmato da cento e più cognomi di peso - serve più a sottrarre che addizionare i voti promessi all’ex prefetto. Sì, l’aspirante candidato sindaco dell’Unione perde un’altro pezzo pregiato di quella società civile, della cultura, dell’economia e delle professioni meneghina che avrebbe dovuto sostenerlo. E, attenzione, come già accaduto per il professor Umberto Veronesi si tratta di un nuovo inserimento di troppo, ovvero di una presenza messa lì, nero su bianco, senza che vi sia stata alcuna reale adesione. Una firma in più, insomma.
Stavolta l’arruolato senza il suo consenso è Antonio Marinoni, presidente dell’associazione panificatori, «con stupore mi sono trovato inserito nell’elenchino dell’ex prefetto», piazzato al numero 85 tra l’attrice Milvia Marigliano e l’editore Walter Marossi, già coordinatore della campagna elettorale di Riccardo Sarfatti. «Né palesemente né per iscritto e neppure verbalmente mi sono però messo a disposizione di Ferrante. Non ho ricevuto alcuna richiesta né dal signor Ferrante né dal suo staff e, anzi, se l’avessi avuta non avrei certamente aderito»: virgolettato che non ammette equivoci e che Marinoni fa seguire da una scelta politica inequivocabile: «Io sto dalla parte di Letizia Moratti, perché ho visto il suo programma ed è un programma condivisibile, di chi si mette a disposizione della città mentre quello degli altri non l’ho invece visto». Ma com’è potuto allora accadere? Com’è stato dunque possibile un errore di questa portata, l’inserimento di un esponente della città «idealmente al fianco del candidato del centrodestra» in un elenco di supporter del centrosinistra? Domandine di rito che al 25 di via Turati, sede del quartier generale dell’ex rappresentante dello Stato, non solo non trovano una «spiega» ma neanche uno straccio d’ipotesi. Mistero che rischia ulteriormente di rovinare l’immagine della campagna elettorale di Ferrante, mentre il primo cittadino di Bologna Sergio Cofferati e altri cinque sindaci - tra cui il romano Walter Veltroni e il veneziano Massimo Cacciari - lanciano un invito ai milanesi per «avere Ferrante come “collega”. Schieramento a favore dell’ex prefetto che per due mesi si è vantato di non voler importare il «modello Cofferati» a Milano. Chiaro che, domenica, dalle 8 alle 22, per la Quercia si tratta di far quadrato nei 124 seggi spalmati su Milano per tentare di limitare i danni che il candidato Dario Fo potrebbe provocare.

Non è un mistero che il Nobel abbia più presa sul popolo della sinistra, sui maldipancisti delusi dalla discesa in campo di «chi» come l’ex prefetto, dice Fo, «è disponibile al compromesso: io non ho niente da perdere, ma tutto da guadagnare perché sono l’unico che può promettere che non si piegherà a nessun compromesso». «Già, Dario ce la può fare per far rinascere Milano» dicono da Rifondazione comunista, dove in frigorifero sono già pronte bottiglie di spumante.

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