«Io, l’ammutinato che vuol guidare il partito»

«Io, l’ammutinato che vuol guidare il partito»

Ma lei, Pasquale Ottonello, si crede un autoconvocato?
La provocazione va a segno, visto che l’attuale presidente della circoscrizione Medio Levante (l’unica guidata dal centrodestra, e l’unica anche in cui è stato sperimentato il «partito nuovo» dei moderati) ha prima aderito all’incontro della base degli azzurri, e poi accettato di candidarsi a coordinatore metropolitano. La risposta è spalmata di peperoncino: «Non ho organizzato io la riunione dei cosiddetti autoconvocati, ma sono stato invitato e ho aderito volentieri, cercando di portare anche in quella sede il mio contributo costruttivo».
Pare invece che abbia sollevato una bella guerra. Qualcuno si è dispiaciuto.
«Se può dispiacere il fatto che mi sia assunto precise responsabilità, che abbia posto un problema politico serio su cui confrontarsi, e che alla fine mi sia dichiarato disposto a guidare il partito a Genova, ebbene, non ci posso far niente. Ma confermo tutto».
Anche le difficoltà del partito, a livello locale?
«Parliamoci chiaro: non è il caso di buttare la croce addosso all’attuale coordinatore metropolitano, il professor Giuseppe Casale, che in un contesto diverso, in una stagione politica meno esasperata sarebbe stato un’ottima guida».
Dato a Casale quello che è di Casale, veniamo a Ottonello.
«E Ottonello ribadisce. Soprattutto a chi sottovaluta il fatto che Forza Italia si guida solo se c’è qualcuno al volante...».
C’è il rischio che il movimento vada alla spaccatura.
«Il rischio è un altro: che il movimento si fermi del tutto, se continuiamo così. Nel documento conclusivo degli autoconvocati, solo la cattiva coscienza di chi legge può vedere una volontà di rottura. Del resto, mi sembra che anche il coordinatore regionale Enrico Nan e l’onorevole Alfredo Biondi fossero d’accordo con certe tesi».
Fuori il programma e le strategie.
«Dare vigore a Genova, assumendoci le nostre responsabilità, all’interno del partito e nella società. La gravità della situazione richiede che la strategia sia misurata a tempi brevissimi».
Insomma, Ottonello candida Ottonello.
«Ma non ho mai detto di essere l’unico. E lo ripeto: ci vuole una persona adatta a guidare il partito, disposta anche a rinunciare al falso unanimismo. Io mi sono esposto, con la mia abituale franchezza che è espressione di spirito libero.

Mi pare di averlo dimostrato in passato, in particolare nel 1994, al momento dell’adesione a Forza Italia, e più di recente, nel 2003, quando il partito azzurro ha bocciato la scelta-Pittaluga, preferendo, diciamo così, una forzatura... Ma ora, attenzione: non ce lo possiamo permettere».

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