Sembra un alieno capitato per caso in serie A, Davide Ballardini. Sprizza umanità e parla di Valori, caratteristiche spesso sconosciute in un mondo dove cè chi ha come unico valore il 4-4-2. A tratti (solitamente un tempo a partita) il suo Genoa gioca un calcio secondo solo a quello dellUdinese, eppure il tecnico non sollecita mai il rinnovo del suo contratto in rossoblù. È stato lunico a strappare un trofeo allInter mourinhana, con una Lazio che aveva più big fuori rosa che in rosa, eppure non lo fa pesare in alcun modo. Allena da anni in serie A, con un bel gioco e risultati ottimi, ma preferisce i libri di poesia ai quotidiani sportivi, che continuano felicemente a non far parte dei suoi beni culturali.
Insomma, ci voleva uno così per non essere licenziato da Zamparini, ma essere lui a salutare anzitempo il vulcanico presidente del Palermo, nonostante due anni residui di contratto, che sarebbe scaduto nel giugno 2011.
Ballardini, confessi, Zamparini la pagava poco.
«Tuttaltro. I miei collaboratori ed io avevamo un bel contratto».
E allora perché lha fatto? Non le avevano spiegato che è il presidente del Palermo a mandare via gli allenatori e non sono gli allenatori che se ne vanno?
«Capitò la settimana prima dellultima partita di campionato. Vede, io sono un contadino, un testardo, un romagnolo, e se qualcuno mi dà del dilettante o dellincapace ci rimango male. Quindi, visto che queste per me sono cose importanti, gli spiegai che non potevo più continuare ad allenare il Palermo e firmai le dimissioni, insieme ai ragazzi del mio staff».
Vi siete più visti o sentiti?
«Mai più».
Significa che domani pomeriggio il Genoa avrà il dente particolarmente avvelenato contro la sua ex squadra?
«Guardi, io nei confronti di Zamparini avrò sempre gratitudine per loccasione che mi ha dato di allenare il Palermo, in una città che mi ha lasciato ricordi meravigliosi. Però credo che anche Zamparini mi sia grato».
Perché ha portato avanti una stagione straordinaria dopo lesonero di Colantuono alla seconda giornata?
«Perché, con la rinuncia a due anni di contratto per me e i miei collaboratori, penso di essere quello che gli ha fatto spendere di meno. Eppure, vede, credo che Zamparini sia una fortuna per gli allenatori...».
Ma come? Se ne esonera tantissimi!
«Appunto. E - eccezioni come me a parte - li paga fino alla scadenza del contratto. Fra allenatori e vice, ne ha pagati almeno cinquanta. Insomma, credo che tutta la categoria debba essere eternamente grata al presidente del Palermo».
Nel suo caso voleva mettere bocca sulla formazione?
«No, però, sono riuscito ad evitare la cessione di Simplicio al Lecce, di Bresciano in Inghilterra, di Cavani al West Ham e di Cassani, che secondo il presidente avrebbe dovuto essere ceduto per far giocare Raggi, acquistato dallEmpoli per sette milioni».
Proprio sicuro che domani non avrà il dente avvelenato contro il Palermo?
«Ribadisco: no. Dei tempi di Palermo, mi restano splendide persone e splendidi ricordi e credo che uno sia quello che si porta dentro. Tonino Guerra ha scritto che noi cerchiamo le persone che non ci sono più, ma che quelle persone sono dentro di noi. Ecco, io da Palermo mi porto dentro molto».
E da Genova?
«La città mi piace molto, sotto tanti punti di vista, dallaccoglienza alla sofferenza che vi si legge e allenare la mia squadra è un privilegio. Anche perché credo proprio che il Genoa faccia parte di tutto questo: arte, sofferenza, diversità, storia, tormenti... Insomma, mi auguro che il Genoa rimanga sempre in serie A. E ripeto: sarò sempre grato al presidente Preziosi per avermi dato lopportunità di allenare in questo ambiente, dove sto provando emozioni memorabili».
A proposito di Preziosi. Lei, a livello di presidenti, non si è fatto mancare proprio niente: Zamparini, Preziosi, Cellino, Lotito...Fra i più coloriti non le manca nessuno.
«Questultimo presidente, Preziosi, è di una sensibilità e di un rispetto davvero rari da riscontrare fra i dirigenti del calcio. Si distingue davvero in positivo, sono felice di averci lavorato».
Bellissime parole. Che, però, sembrano somigliare a un addio. Proprio un alieno, Ballardini. Ce ne fossero.
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