«Io leader del Polo? Non sono un politico»

da Milano

Reduce dalla mostra internazionale felina di Lecco, dove era ospite d’onore, la presidente dei Circoli delle libertà Michela Vittoria Brambilla non nasconde la sua soddisfazione per essere stata citata da Berlusconi come possibile futuro premier del centrodestra. Tuttavia frena: «Il leader? È e resterà Berlusconi e non credo si sia stancato di guidare la Casa delle libertà».
Anche se il Cavaliere ha poi precisato che «decideranno gli elettori», c’è stata una parziale investitura. Che ne pensa?
«Non penso siano possibili investiture o passaggi di consegne. I leader li scelgono sempre i cittadini e poi io non sono un politico ma un imprenditore. Anche nei circoli, poi, non esistono figure imposte dall’alto. Sono una sostenitrice della democrazia della base».
Secondo alcune indiscrezioni Forza Italia sarebbe in fibrillazione per una sua ipotetica candidatura...
«Non lo so. So soltanto che oggi il telefono ha squillato in continuazione: deputati e senatori che si complimentavano con me. E credo fossero tutti sinceri».
Qualche nome?
«Non mi va di citare qualcuno rischiando di fare un’ipotetica lista di amici e nemici».
Qualche settimana fa, però, una parlamentare azzurra ha ammesso: «Resta il problema di fondo: se i circoli funzionano, che ne farà Berlusconi del partito?».
Il partito e i circoli non sono alternativi. Ben vengano altri circoli o club, il lavoro è talmente tanto... Forza Italia intercetta molti italiani, molti militanti. Ma i circoli delle libertà danno voce a chi ritiene un partito troppo impegnativo, per esempio gli imprenditori».
Lei ha sempre sottolineato di non essere un politico. Quanto è distante dalla politica di apparato, anche quella dei Bondi e dei Vito...
«Bondi è un buon amico e ho un ottimo rapporto di collaborazione, non solo con Forza Italia ma con tutti i partiti del centrodestra. Interagiamo perché per loro siamo fonte di nuove forze, mentre noi ci appoggiamo ai partiti per le nostre petizioni».
Berlusconi la stima molto: quanto conta il fatto che lei sia un’imprenditrice?
«Il presidente apprezza chi arriva in politica dopo aver conseguito risultati sul fronte professionale. In un certo senso anch’io, come il Cavaliere, sono scesa in campo per il suo stesso motivo: dedicarmi alla cosa pubblica per una missione, non per necessità di uno stipendio facile o per fame di poltrone. Da imprenditore, m’illudevo che si potesse svolgere questa professione senza fare i conti con la politica: non è così. Basta vedere quanti danni ha fatto l’ultima finanziaria di Prodi alle nostre imprese».
È solita ripetere che il partito delle libertà c’è già nella società. Ma un giorno frena Bossi, un altro Casini, un altro Fini mette i puntini sulle «i» parlando di federazione...
«Il nome non è importante: lo si chiami partito unico, federazione, corporazione. La realtà è che l’elettore di centrodestra è unito. I leader politici non hanno scelta, sono destinati a unirsi».
Come il Partito democratico...
«No, quella è una fusione a freddo, un’operazione verticistica, da noi si può e si deve partire dalla base».
Un po’ come i suoi circoli... Più di 4mila in soli tre mesi: un vero plebiscito per lei...
«Il progetto ha avuto un enorme seguito e riscontro. Ma questo non è certo dovuto a me. Abbiamo soltanto dato una risposta a una domanda. La gente ha il rifiuto della politica politicante, non sopporta più i politici che parlano per ore in politichese sui Dico o su astruse strategie. Agli italiani interessano le buste paga, le pensioni, le tasse, il Tfr: i veri problemi di tutti i giorni».
Capitolo Tfr, avete inaugurato banchetti per dare una bussola ai cittadini. Il governo calcolava che ci sarebbe stato un grande afflusso nelle casse dell’Inps. Andrà così?
«È scandaloso che il governo non stia facendo nulla, a parte qualche spot incomprensibile, per aiutare i lavoratori nella loro scelta.

Noi vogliamo supplire a questa mancanza e abbiamo stampato delle brochure informative. Gli introiti all’Inps? Ci siamo sempre opposti che i nuovi flussi entrassero nella gestione dei fondi integrativi o finissero nel grande calderone dell’Inps».

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