«Io, leghista doc convincerò Formigoni a fidarsi di Roma»

Cento giorni da vice presidente della Regione. Onorevole Gibelli, come va la convivenza con il governatore Formigoni?
«Bene. Molto bene».
Se fa così l’intervista è già finita. Dica la verità.
«Ci confrontiamo su tutto».
Tanto poi decide lui.
«A memoria direi che la Lega è passata dal 12 per cento del ’95 al 26 del 2010».
Dice che la monarchia di Formigoni è al tramonto?
«Dico che la Lega è un punto di confronto ineludibile».
Volete contare di più.
«Chi governa deve tener conto della nostra sensibilità a federalismo e autonomia».
Su cosa vi scontrate con Formigoni?
«Abbiamo affrontato un difficile momento nei rapporti tra governo e Regioni».
Formigoni e Tremonti se le danno di santa ragione.
«Ho invitato Formigoni a fidarsi un po’ più di Roma».
Dice che da quando c’è il vostro amico Tremonti, Roma non è più ladrona?
«Tremonti ha finalmente aperto il vaso inviolabile del centralismo. Fino a qualche anno fa era impossibile anche sapere quanto fosse il fiume di denaro pubblico che finiva nella Cassa del Mezzogiorno».
E oggi?
«Oggi si conosce la differenza tra quanto ricevono dallo Stato un lombardo e un molisano o quanto contributo pubblico va a un’impresa che apre al Sud e quanto non riceve una che apre al Nord. La nostra gallina dalle uova d’oro si trasforma in tabelle».
Prego?
«Un manifesto di vent’anni fa che oggi è appeso in ogni sede della Lega. Allora dicevano che eravamo razzisti, che volevamo affondare il Sud, oggi le tabelle di queste disparità sono in tutti i giornali».
La parola magica è il federalismo.
«Una rivoluzione che costruirà la grande casa comune di Regioni e Stato».
Intanto lo Stato vi taglia i finanziamenti.
«Questa Finanziaria è stata giudicata più sui tagli che sulla parte ordinamentale».
Cioè?
«Finalmente si pone fine al principio della non responsabilità. Niente soldi a chi non raggiunge gli obiettivi. Basta ripianare i debiti alle Regioni che non vogliono adottare modelli virtuosi. Per esempio nella sanità».
Al federalismo compiuto, manca quello fiscale.
«Presto la compartecipazione degli enti locali al gettito fiscale consentirà una miglior programmazione».
Tremonti taglia, Formigoni si ribella e i governatori minacciano di restituire allo Stato le competenze.
«Ci sono i tagli, ma c’è anche il fondo perequativo. Ricordiamoci che nel 2009 la Lombardia ha avuto 757 milioni di euro, mentre la Campania 3 miliardi e 200 milioni. Bisogna riequilibrare».
Intanto la Fiat va a produrre in Serbia.
«La Fiat getta la maschera dopo aver vissuto per decenni di contributi pubblici».
Se l’aspettava?
«La dimostrazione che aveva ragione la Lega e che gli incentivi era meglio darli alle piccole e medie imprese».
Il futuro dell’occupazione in Lombardia?
«Ha mai conosciuto un economista che si arricchisce? È difficile far previsioni».
Lei però fa il politico.
«La crisi insegna che le difficoltà si affrontano insieme. Con reti che facilitino innovazione e internazionalizzazione. E progetti per prendere i finanziamenti europei».
Perché Formigoni e Letizia Moratti litigano?
«Chiedetelo a loro. Ma non c’è Milano senza Lombardia e non c’è Lombardia senza Milano».
Vi piace la candidatura a sindaco della Moratti?
«Bossi ha detto che la Moratti è un’amica, ma che se il movimento glielo chiede, lui è pronto a fare il sindaco».
La Dia ha una foto con un consigliere regionale della Lega insieme a Pino Neri, boss della ’ndrangheta.


«La Lega ha gli anticorpi per tenere lontano chi non si deve avvicinare».
Il potere è pericoloso.
«Ci dicevano “andrete a Roma e diventerete romani”. Non è successo. La nostra missione è cambiare questo Paese. E nessuno ci fermerà».

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