«Io, lei. E forse un figlio» Ci chiede aiuto un lettore innamorato

Caro direttore,
lo so che la mia lettera le sembrerà un po’ insolita. Però se il «Giornale» è una famiglia, come lei ogni tanto scrive, c’è spazio anche per i sentimenti. E allora le chiedo aiuto: vorrei raccontarle di una persona straordinaria dalla quale sento di non volermi allontanare e con la quale, anche con il suo aiuto, spero presto di ritornare insieme. Il suo nome è Daniela: siccome rifiuta di incontrarmi, non ho altra scelta...
Io e Daniela ci siamo conosciuti nel 2002 ma abbiamo cominciato a frequentarci soltanto nel 2005, la nostra storia è stata lunga e altalenante... alternata da colpe reciproche e dall'incapacità di esprimere e superare le difficoltà fatte anche di barriere familiari sollevate, seppur in momenti diversi, da ambo le parti. Ricordo ancora la prima volta che aprendomi la porta la vidi con la sua tuta di jeans e con il suo pancione, era bellissima... Oppure ricordo quando per la prima volta si confidò con me: mentre parlava io la osservavo e già mi stavo legando a lei.
Vorrei che Daniela sapesse che non ho mai smesso di pensare a lei. Mi sono illuso di poterle dare quella gioia e quella felicità che non aveva potuto ricevere dal suo precedente matrimonio, finito prima ancora che se ne rendesse conto. Speravo di riuscire a fare in modo che non smettesse di credere in ciò in cui, sino a quel momento, aveva riposto tutte le tue speranze e le sue convinzioni, affinché ritrovasse la fiducia nelle persone e si rendesse conto che mai, anche solo per un attimo, sono stato contro di lei. O semplicemente è un fatto scontato che tutti coloro che, reduci da un precedente matrimonio, non riuscendo a rimarginare quella ferita che si portano dentro, generino una sensazione di diffidenza negli altri finendo poi per essere scettici ai richiami del cuore, al quale oramai non si crede più?
Così almeno è stato per noi, il nostro rapporto nel frattempo è cresciuto ma quella ferita, quella sensazione di diffidenza dagli altri le è rimasta, al punto che oggi, a distanza di quattro anni, nei modi e con le parole dimostra di non fidarsi proprio di me. È proprio questa mancanza di fiducia nei miei riguardi che mi addolora quanto non immaginate. Allora? si potrebbero dire tante cose, magari anche futili,la verità probabilmente è che ci siamo limitati soltanto a noi senza pensare mai di «costruire». Ciò che rende i rapporti speciali, credo, anzi sono convinto, è proprio questo: fare concretamente delle cose per il gusto di goderne insieme, ciò è quello che fa di due persone una coppia ed è per questo stesso motivo che voglio chiedere, pubblicamente, a Daniela di concedermi il più straordinario dei doni che in assoluto la vita può regalarti, un figlio


Il lettore è realmente un fedelissimo del «Giornale» e si firma con nome e cognome. Per questo ho deciso, alla fine, di accogliere il suo appello e di pubblicare la sua lettera, anche a costo di trasformarmi per qualche minuto in donna Letizia. Detto questo, sarò sincero: caro Peppe, non mi convinci. Abbi pazienza, amico mio: se Daniela dopo tre anni non ha fiducia in te, probabilmente non hai fatto niente per conquistartela.

Non è troppo facile scaricare tutto sul precedente matrimonio? E anche sul tuo coupe de théâtre finale ho qualche perplessità: ho troppo rispetto per i bambini per accettare anche solo il sospetto che un figlio venga considerato soltanto come strumento utile per rappacificare una coppia in lite...

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