Ricordate quello spot televisivo nel quale un gruppo di mamme con passeggino al seguito si esibiva nella danza Maori prima di affrontare la giungla metropolitana (in auto)? Suscitò un vespaio di polemiche, ma è efficace per descrivere l'energia necessaria a compiere un gesto semplicissimo come andare in metrò con la propria figlia di 17 mesi e nove chili e 300 grammi di peso, più altri otto chili di passeggino.
Stazione di Lambrate, linea Verde, dieci del mattino di qualche giorno fa. Non ci sono scale mobili né montascale per scendere nell'underground milanese: superiamo le tre rampe di scale necessarie ad accedere al mezzanino della metrò grazie al gentile e fortuito aiuto di un venditore di ombrelli, nella totale indifferenza degli altri passanti.
Obliterato il biglietto, le scale mobili per arrivare ai treni funzionano: il viaggio in metropolitana - che scopriremo essere per le mamme un ottimo ed economico surrogato della palestra - è cominciato. Cambiamo dopo due fermate, a Loreto, per prendere la linea Rossa: siamo fortunate perché la scala mobile per raggiungere il mezzanino funziona («Questo è un miracolo», commenta qualche studente) mentre il montascale per i disabili è fuori uso. Tuttavia, poco dopo, siamo bloccate anche noi: non esistono scale mobili per risalire in superficie. «Si faccia aiutare da qualcuno», suggerisce un controllore dell'Atm.
Fiduciose che le stazioni più frequentate dai turisti siano più confortevoli, decidiamo di proseguire verso il centro città lungo la linea rossa.
A San Babila (dopo un viaggio in una carrozza dove non era presente un solo, dico uno, gancio necessario per legare i passeggini affinché non scivolino via) le cose vanno meglio: è vero, il «solito» montascale non funziona (e nessuno risponde al citofono di chiamata), in compenso un ragazzo, che in un bicchiere di carta raccoglie qualche spicciolo, ci indica la via per accedere alle seminascoste scale mobili.
Arrivate in Duomo, ci possiamo sbizzarrire: qui funziona tutto, una specie di paradiso. Funzionano le scale mobili e c'è persino un ascensore che dal piano della linea rossa ci porta in superficie, sotto il portico di via Silvio Pellico, dove un piccolo cartello segnala la presenza dell'ascensore. Quanti ne sono a conoscenza? Quasi nessuno, a giudicare dal numero degli utenti che abbiamo osservato avvicinarsi.
Facciamo due passi fino a Cordusio e poi decidiamo di riprendere la metro. Un uomo si avventa rapido verso di noi: «La aiuto io - dice, sollevando il passeggino -: ci sono abituato. È uno schifo».
Sorridiamo e ringraziamo (è incredibile la solidarietà tra genitori). Al mezzanino, c'è un'altra lunga ed estenuante rampa di scale per arrivare giù ai treni. «Scale mobili? Ascensori? Qui è tutto bloccato. Non c'è niente», spiega il personale dell'Atm.
A Cadorna notiamo una famiglia giapponese. Sono bravi e si sono organizzati: la mamma ha in braccio la bambina, il papà porta il passeggino in spalla. Non si sono accorti che, in un angolo, c'è un ascensore che permette l'accesso ai treni («Ma non so se funziona» ci avvisa un controllore dell'Atm). Funziona, funziona. Per fortuna. Arriviamo così alla stazione di Garibaldi, dove fervono i preparativi per la rimessa a nuovo, ma di scale mobili attive nemmeno l'ombra. Elevatore per disabili guasto con tanto di cartello di scuse (da quanto tempo?) e scale mobili bloccate per accedere al mezzanino: questa è l'accoglienza alla fermata della stazione Centrale arrivando dalla linea verde.
Dopo aver benedetto la metrò gialla, che ha un ascensore per ogni stazione (abbiamo testato quelli a Sondrio e a Crocetta), ci sentiamo perennemente osservate: i passeggini sono merce esotica in metrò, oggetti da guardare con un sorriso a metà tra la tenerezza per il bimbo e la pena per la mamma. Eppure siamo sui mezzi pubblici, ovvero di tutti. Anziani, disabili, e mamme con passeggino compresi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.