«Io, mamma felice Grazie a mia figlia ora so accettare i ko»

New York Non fai in tempo a chiederle come se la passa, che Kim Clijster si lascia subito andare con un sorriso che ti contagia a prima vista. Sarà anche colpa della sua favola di mamma, della vittoria più importante della sua carriera arrivata quando oramai non aveva più nulla da perdere, di fatto, alla vigilia di una stagione che sta per entrare nel vivo, la fuoriclasse fiamminga sembra avere le idee molto chiare.
«Sto bene, mi sto allenando parecchio e la voglia di confermarmi a certi livelli sta facendo la differenza».
Quanto il suo tennis è cambiato da tre anni a questa parte?
«È cambiata la mia mentalità, la mia maturità nel saper affrontare vittorie e sconfitte in maniera diversa. Quando ho smesso avevo delle indicazioni che mi hanno spinto a cambiare priorità nella mia vita. Quando ho deciso di ritornare, l'ho fatto perché ero ancora innamorata di questo sport e sentivo che dovevo di nuovo provare qualcosa di speciale a me stessa».
In altre parole?
«Perdere non è più la fine del mondo. Ci sono altre cose più importanti. Ogni mattina quando mi sveglio mi rendo conto delle cose che realmente contano nella vita e questa forma di tranquillità e soddisfazione interiore mi motiva a migliorarmi nello sport».
Ancora per quanto?
«Fino a quando sento che vale la pena continuare. Poi il giorno o l'anno esatto sono dettagli che arrivano in un secondo momento. Quando smetti di andare ti rendi conto da sola che è il momento di smettere».
Tecnicamente che cosa è cambiato nel suo modo di giocare dopo la maternità?
«Devi spingere molto di più. Mi concentro molto sull’attacco, cercando chiaramente di bilanciare le mie forzature. Parliamoci chiaro: io non mi sento vecchia ma mi rendo anche conto che ci sono molte avversarie che sono più giovani della sottoscritta e questo a volte cambia il tuo modo di gestire una partita rispetto ad un’altra. Mi prendo molti più rischi rispetto al passato ma i conti tornano».
Avversarie da battere?
«Ce ne sono tante e ogni mese ne esce una nuova con uno stato di forma diverso e pericoloso. Potrei dirvi le sorelle Williams ma a conti fatti preferisco concentrarmi solo su me stessa. Sono sicura che il mio tennis perfetto è ancora molto competitivo».
Cambiamo discorso: come sta la sua bambina Jada?
«Bene. Abbiamo comperato casa ad un’ora da New York e il fatto di esserci ritornata con molta calma in queste settimane, mi ha dato la possibilità di scoprire una città diversa da quella degli Us Open».
Lo sa che per molte donne lei è diventata un punto di riferimento, sia dentro che fuori un campo da tennis? Se l’aspettava?
«I tempi sono cambiati. Penso che la storia della mamma che deve stare dietro ai fornelli è un luogo comune superato da tempo. Parliamoci chiaro, il mestiere di madre è da sempre qualcosa di importante e impegnativo per ogni donna e io, anziché andare a lavorare, gioco a tennis. Credetemi, sto meglio di tante altre. Comunque sì, mi fa piacere aver raccolto questi consensi nel mondo femminile ed essere diventata un esempio per tante donne che si riconoscono nel mio stesso modo di fare».
Ultima domanda: il tennis è sempre stato frontiera di giocatrici estremamente giovani in grado di dominare la scena. Oggi, invece, sembra vada in maniera diversa: Kim Clijster e le sorelle Williams vanno ancora per la maggiore. Forse i vivai non sono più quelli di una volta?
«È una domanda non facile da prendere in considerazione e non penso che con un botta e risposta siamo in grado di centrare il nocciolo del problema.

È vero, se pensiamo agli ultimi slam vinti ma non per questo possiamo dire che il tennis sia in crisi. Fuori c’è molto talento in grado di fare la differenza e settimana dopo settimana le sorprese sono sempre a portata di mano. Secondo me è solo questione di tempo e fin che dura io non posso che guadagnarci».

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