«Io, manager licenziato invento giochi per bimbi»

(...) e si spengono passa la giornata a tirare dadi e comporre puzzle e il suo nuovo team, se così vogliamo chiamarlo, è composto da due simpatiche ragazzine che di nome fanno Valentina e Valentina (una Valentina è sua figlia, l’altra Valentina è la figlia della sua nuova compagna) e che, quando ne hanno voglia, lo omaggiano del loro tempo libero e lo aiutano a tirar dadi e comporre puzzle.
Detto così, un prima e un dopo sconcertante. Se non fosse che in mezzo, a tracciare il solco, c’è la crisi, per alcuni condizione ideale di metamorfosi. Così è stato per lui: Emanuele Pessi, 47 anni di Villasanta (Monza), smessi i panni del manager, è diventato, manco a immaginarlo, un inventore di giochi in scatola per bambini. Non chiamatelo un riciclato. La sua è stata una vera e propria illuminazione che racconta così: «La sera prima avevo giocato con mia figlia una partita di Scarabeo, la mattina dopo sotto la doccia il flash: e se invece dei dadini con le lettere ci fosse un puzzle che contiene una parola? Si potrebbero formare frasi intere e nello stesso tempo imparare anche la grammatica». La crisi aiuta: il lavoro in ufficio scarseggia, il team di 60 persone si assottiglia di settimana in settimana inversamente proporzionale al suo tempo libero che invece cresce e prospera e così il suo puzzle si arricchisce, i nomi diventano riconoscibili dal colore viola, i verbi dal rosa, gli aggettivi dal giallo e via fino a pronomi, avverbi e preposizioni.
Due mesi dopo si presenta alle edizioni Dal Negro (quello delle carte) con la bozza del progetto di quello che diventerà la sua «Parolandia». Tempo ventiquattr’ore e aveva firmato un contratto. Ma anche quello era solo uno step della sua nuova carriera. Nel giro di poco tempo si mette in proprio, inventa il marchio CreativaMente e il logo, un pezzo di puzzle. Crea la Parolandia dei Piccoli con la grammatica colorata, la Parolandia personalizzabile e le loro versioni in lingua inglese con Do you play english? Poi è la volta di Pytagora, nel quale grazie alle pecorelle i bambini imparano a contare e far di conto e l’ultimo nato «Furto d’autore», nel quale il giocatore deve recuperare una famosa opera d’arte trafugata e riportarla nel museo o nella chiesa d’origine (e intanto si memorizza qualche regione e capoluogo di provincia e pure alcune opere famose).
Il tutto corredato da materiali di qualità e rigorosamente made in Italy. I suoi giochi piacciono. Ai bambini, ma anche alle mamme. E il lavoro va bene. «Sì, il fatturato è aumentato, da 200mila euro a 300mila ed è in crescita. Alcune case editrici mi hanno chiesto l’esclusiva, la Erikson, per esempio - racconta Emanuele Pessi - che è specializzata in materiale didattico di livello medio alto. Ma non ho accettato».
La rete distributiva passa attraverso librerie (in tutta Italia), ma anche Internet. «I miei giochi piacciono perché sono pensati - dice -, perché tra l’idea di quale argomento sfruttare e la realizzazione del progetto passano anche 12 mesi. Non è facile organizzare un gioco da tavolo intelligente. Gli scaffali sono zeppi di scatoloni pieni di effetti speciali, ma privi di contenuti. I bambini capiscono al volo quando il gioco è una farloccata, ma bisogna stare attenti anche a quanto di istruttivo ci si mette. Se capiscono che sei lì per fargli imparare i nomi delle città ti mollano subito.
Bisogna trovare il giusto equilibrio fra parte educativa e parte ludica. Un mix che riesco a perfezionare dopo che ho provato e riprovato centinaia di volte il gioco e le regole. Gioco da solo, con i miei collaboratori e con le mie due Valentine, insostituibili suggeritrici».

E il prossimo puzzle che argomento avrà? «Sto pensando a qualcosa che abbia a che fare con l’ecologia. Ma prima mi prendo una piccola pausa: mi riposo fra una settimana, e poi ho promesso a Valentina e Valentina un viaggio da favola. Senza puzzle».

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