Genova e il suo porto hanno visto salpare, nel corso dei secoli, molte missioni in giro per il mondo. Quella che vi raccontiamo oggi, dando voce direttamente alla protagonista, è il viaggio della genovese Chiara Montaldo nelle terre dell'Oriente, India e Cina in particolare. Chiara non è la Marco Polo del XXI secolo, ma fa parte da alcuni anni dell'Associazione Internazionle Medici Senza Frontiere, conosciuta per caso ad Anversa, l'anno in cui Chiara mancò l'esame di ammissione per la specialità in medicina. «A distanza di anni lo leggo come un segno del destino o della Provvidenza, come preferisco chiamarla io...». Infatti da quel momento Chiara capisce che è quello il lavoro della sua vita. Ma passano alcuni anni prima che possa concretizzarsi, perché nel frattempo l'esame per la specializzazione è superato e l'iter per la concreta partenza si fa lungo. Poi finalmente nel marzo 2005 ecco la chiamata... Sarà lei stessa a raccontare la sua avventura.
3 mesi, anzi 12
«Nella domanda che feci a medici senza Frontiere si poteva esprimere una preferenza sul luogo, ma io lasciai in bianco... Ero pronta a tutto, anche alla tanto temuta Siberia. In cuor mio forse speravo l'Africa ma... A sorpresa arrivò la Cina. Ma il colpo venne il giorno della partenza a Milano. Andai per ritirare i documenti e firmare il contratto. Avevo chiesto di stare via 3 mesi, come prima esperienza mi sembrava un tempo giusto... Invece per errore avevano scritto 12 mesi... Ormai era troppo tardi per cambiare e così accettai, anche se non ero attrezzata per un così lungo periodo... dovetti comprarmi molti indumenti per affrontare l'inverno cinese.
Tanti mi dicono: «Sei esemplare, ti sacrifichi per gli altri...». In realtà vorrei de-mitizzare questa idea, perché ci sono sì gli aspetti negativi e difficili, ma questo come in ogni attività. Se per ora ho scelto questo lavoro è perché sento che è quello fatto proprio per me. Amo viaggiare, conoscere nuovi popoli e culture è straordinario. Umanamente torno sempre arricchita dalle varie missioni, lì mi trovo a lavorare con altri Medici senza Frontiere da tutta Europa e a fianco del personale medico del posto. Peccato solo che in Italia (negli altri paesi europei ovviamente non è così) queste esperienze non vengano riconosciute dal punto di vista professionale.
Terra di contrasti
L'omino del Mac Donald a fianco della gente povera di strada, le torri di Shangai e l'architettura cinese classica di Yicheng, le insegne luminose di Hon Kong e le pagode di Pechino, le scritte fatte rigorosamente a mano (l'arte della calligrafia è qualcosa di sacro) e quelle tecnologiche di ultima generazione... questa è la Cina. Vedi grandi insegne luminose della Coca Cola come nemmeno in Italia ci sono, ma poi i cinesi non la bevono quasi: tutti si portano sempre dietro una bottiglietta con del the bollente, e la ricaricano ovunque si trovino, perché sui treni e per le strade si trovano punti di distribuzione dell'acqua bollente.
Accanto alle grandi case farmaceutiche sopravvive molta medicina tradizionale cinese, fatta di medicine speziali che il medico realizza andando a cercare in montagna, di persona, le erbe che gli servono. Su una zattera giapponese tradizionale ci trovi la fotografa con tutta l'attrezzatura digitale che ti vende i propri scatti.
Ci sono dei contrasti enormi in Cina.
Le insegne stesse del comunismo sono un esempio di queste contraddizioni. Esse sono presenti ovunque. La foto di Mao è come un santino, tutti ce l'hanno. Non può mancare nelle scuole e università, ma la trovi anche nelle campagne sperdute. Ma è stata svuotata completamente dell'ideologia. La gente comune nemmeno sa bene chi sia stato Mao. La cultura è capitalistica. Se non hai soldi non hai nemmeno l'assistenza sanitaria: ti lasciano morire nell'atrio dell'ospedale. Da noi si presentava della gente con test Hiv falsificati perché li prendessimo. Ho visto una madre di famiglia pregare perché il marito risultasse positivo all'Hiv: solo così poteva sperava di ricevere assistenza sanitaria.
Obiettivo ricchezza
«Diventare ricchi è glorioso» è il motto di Deng Xiaoping, ed è diventato l'emblema di tutta la gioventù cinese. Una ragazza venne da noi per mostrarci la sua carta di credito: ne era così fiera che organizzò una festa apposta. I giovani cinesi, pur di guadagnare, purtroppo farebbero qualunque cosa.
Censura telematica
La censura c'è ancora. Internet e le e-mail vengono controllate e ne ho avuto esperienza diretta. Google stesso è censurato, ad esempio sul Tibet fanno sì che uno non possa trovare notizie.
Un'altra legge crudele che vige in Cina è quella del figlio unico. Quando ti ritrovi stipato sulla metropolitana ti verrebbe da benedirla, ma poi quando vieni a sapere di tante bambine che con questa legge sono state uccise non puoi che rattristarti... in questo modo, poi, i figli unici sono viziatissimi... e ciò avrà sicuramente una ripercussione sulla società futura. La vera categoria privilegiata in Cina sono gli anziani: considerati con grande rispetto, sono coloro che tengono e allevano i bambini visto che i genitori lavorano a ritmi serrati. Alla sera, poi, gli anziani hanno molti posti di ritrovo per stare insieme come grandi famiglie.
Il cibo
Più che il cibo differente è il concetto di pasto che in Cina è radicalmente diverso: se si va al ristorante non ci sono le ordinazioni singole, ma si stabilisce tutti insieme che si prende. Quindi viene servito su una tavolata circolare dove ognuno si serve, rigorosamente solo con le bacchette... io, così, le prime volte non riuscivo a mangiare nulla. E poi non esiste un ordine per le portate. Si può benissimo iniziare da del pane dolce (tipo il nostro panettone) per poi andare avanti con il pesce e magari trovarsi gli spaghetti (di grano o di riso) a colazione. Insieme alle uova, fatte cucinare in modo stranissimo: ad esempio nelle campagne vengono fatte bollire e poi messe per un paio di settimane sotto il fango e poi mangiate... Nelle città anziché il fango si usa il cemento. Divengono scurissime, e per loro questo è importante: in ogni tavolata vi devono essere tutti i colori.
Quelle persone rigide e quelle cene ufficiali...
L'Arte del Dragone
Si va dal Teatro, coloratissimo, alle spettacolari ombre cinesi. Se non son fatte bene qui d'altra parte...! Ma poi c'è tutta l'arte di strada, fatta di marionette e ballerini. Durante la festa di primavera girano i dragoni, formati da persone che si uniscono a catena e danno luogo a bellissime danze.
La prima bianca
La vita dei contadini è ferma a prima della rivoluzione industriale. Non hanno la luce elettrica e vivono davvero di poche cose... La maggioranza dei nostri pazienti fa parte di questa categoria. Le difficoltà logistiche per raggiungerli e poi per farli arrivare alla nostra clinica non sono state poche. Un signore che ci invitò a cena non aveva mai visto una persona con la pelle di colore bianco: io fui la prima.
Il mio progetto
In questi 18 mesi in Cina (12 mesi iniziali più 6 successivi) ho girato molto e ho conosciuto tante persone, alcune delle quali sento ancora grazie a internet. Il mio è un progetto Hiv, di prevenzione e trattamento di persone positive. La nostra attività in Cina è principalmente ambulatoriale. In alcuni ambulatori avevamo anche la possibilità di usare raggi X e Tac, anche se la qualità non è quella degli standard europei. In una clinica faceva così freddo che d'inverno i pavimenti, quando venivano lavati, ghiacciavano e tutti i pazienti scivolavano. Così tutti si stringono intorno all'unica stufetta che c'è. Noi espatriati (così l'Associazione chiama il personale come me che viene da fuori) affianchiamo sempre lo staff locale, anche se poi la comunicazione non è sempre facile: per i termini medici l'interprete può non bastare. Le strutture sono tutte loro, ma i fondi sono completamente a carico dell'Associazione.
Il libro-diario sulla Cina («Sono in Cina - Da Genova a Xiangfan con Medici Senza Frontiere», Sagep editorie, 2007, n.d.r.) ha avuto un successo che non mi sarei mai aspettata.
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