nostro inviato a LAquila
Torna ancora sul suo privato Silvio Berlusconi. Ma questa volta non tanto per ribattere alle ultime indiscrezioni sul vespaio sollevato da Patrizia DAddario o dallinchiesta di Bari, quanto per rivendicare con orgoglio il suo modo di essere e divertirsi. Per dire, a tratti con tono un po fatalista, che rifarebbe tutto quanto, dalle cene a Palazzo Grazioli al fatto di non curarsi se i suoi ospiti abbiano o no il telefonino. Perché, assicura, «in mia presenza non succede nulla di immorale».
La sua è più una chiacchierata schietta e senza remore che un arringa difensiva come quella che aveva affidato a Porta a Porta dopo il jaccuse di Veronica Lario. Per dire una sola cosa: «Io sono fatto così e alla mia età certo non cambio». Eppoi, «la vita è così bella» ed è «molto meglio viverla come viene». Senza farsi condizionare dagli incidenti di percorso, perché «può succedere di mettere il piede giù dal marciapiede e trovare una motoretta che glielo schiaccia...». Il Cavaliere, dunque, pur respingendo ancora una volta le accuse al mittente («campagna di menzogne e spazzatura») punta soprattutto a dire di essere fiero del suo modo di essere e di non avere nulla di cui pentirsi. Le cene? «Che siano divertenti lo do per scontato, sono un grande mattatore e intrattenitore». E i festeggiamenti e le ola dei club quando parte la canzone Menomale che Silvio cè? «Nessun mistero». Poi, «non è certo colpa mia» se «arrivano delle intruse che sotto mentite spoglie e portate da un ospite si meravigliano di quello che vedono». «Purtroppo - insiste senza mai citare la DAddario e Giampaolo Tarantini - abbiamo sbagliato lospite e lui ha sbagliato lospite dellospite». Ma «sono cose che succedono con le centinaia di persone che mi capita di avere alla mia tavola».
Berlusconi, dunque, non ha intenzione di cambiare le sue abitudini né tantomeno di rivederle. «Non ho mai immaginato - dice - di chiedere a un mio ospite di privarsi del suo telefonino». Anche perché «tutto ciò che avviene in mia presenza non può essere men che morale, men che normale». Insomma, aggiunge con tono tranquillo, «se mi vogliono sono così». «E gli italiani mi vogliono visto che sono al 61%. Mi vogliono perché sentono che sono buono, generoso, sincero, leale e che mantengo le promesse».
Quella del Cavaliere, insomma, è una difesa composta e pacata. Con la presa datto che «la spazzatura e le calunnie» hanno comunque colpito lobiettivo se i sondaggi che citava un mese e mezzo davano la fiducia nei suoi confronti intorno al 70%. Ma è anche un modo per dire che andrà avanti con orgoglio su questa strada e che alla fine avrà la meglio. «Cosaltro potrebbero inventarsi? Questa campagna di menzogne avrà conseguenze su chi lha fatta. Perderanno credibilità, lettori e pubblicità». Così, anche nei confronti del Gruppo Espresso non sembra intenzionato a controquerele («di solito non lo faccio, vedremo...»), mentre prende le distanze dallinchiesta pubblicata da Il Giornale sulle escort del clan DAlema («mi tengo lontanissimo da queste cose, da editore ho stracciato molte foto e molti articoli»).
Una sola volta, invece, entra nel merito delle accuse della DAddario che in unintervista ha detto di aver chiesto aiuto a Berlusconi per delle autorizzazioni edilizie a Bari. «Veramente pensate - ribatte - che io possa occuparmi di pratiche edilizie per qualcuno in una regione rossa, in una provincia rossa e in un comune rosso? Veramente pensate che io sia fuori di testa?». Poi, una battuta con gli operai durante la visita ai cantieri del G8. «Non ci sono donne, vi porto le veline... Ovviamente non minorenni», la butta lì. Un modo per esorcizzare, «il più positivo» per «reagire» a «tutta la spazzatura».
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