«Io non sono Harry Potter L’Inter non è da Champions»

nostro inviato

ad Appiano Gentile

Hanno detto che questa volta Josè ha scelto un profilo basso. Per fortuna. Con le spalle al muro ce n’erano talmente tanti che se sparava ad alzo zero chissà quanti ne tirava giù. La stagione è appena iniziata e c’è già un bel gruppo che deve ringraziarlo, ma Josè ieri non era affatto low profile, ha subito preso in mano la situazione è ha distribuito scudisciate in modo equo, bastava ascoltarlo.
Intanto ha spiegato che non ha alcun tipo di rispetto per quei giocatori che hanno preferito gli interessi alla propria faccia: «Subito dopo la sconfitta di Old Trafford in Champions, ci siamo visti e abbiamo stabilito un piano. Ho fatto i nomi di otto giocatori che se ne dovevano andare e l’ho detto a loro e ai loro procuratori. Torno e li ritrovo qui, non sarà una bella storia ma è la realtà. Certi giocatori sono forse meno orgogliosi di qualche tempo fa e preferiscono restare qui nonostante sappiano che non sono graditi all’allenatore». Josè i nomi non li fa e non ne ha fatti per tutta la conferenza stampa di apertura della stagione. Comunque ha fatto il botto con una precisazione: «Se qualcuno di loro pensa di poter passare davanti a Krhin o Obi, due giovani sui quali punto per costruire il futuro, allora si sbaglia». Ha fatto i nomi di due ragazzotti, senz’altro di bella speranza ma comunque due primavera, un accostamento che a Obinna, Mancini, Burdisso, Rivas e Vieira non deve certo aver esaltato. E poi mentre i cinque erano a terra agonizzanti gli è passato sopra con le ruote: «Vengono con noi in America ma non giocheranno neppure una partita».
Ai suddetti ha anche offerto una via dignitosa per uscirne bene: «Suazo non ha avuto paura, è andato al Benfica e finché non si è infortunato ha giocato bene. Adesso è tornato e resta con noi, anche se non giocherà titolare ma può esserci molto utile negli ultimi venti o trenta minuti di partita. Jimenez ha scelto il West Ham e sono convinto che tornerà più forte».
Il problema lo aveva già spiegato: «Non mi piace e non fa bene al lavoro avere a disposizione 27 o 28 giocatori. Undici in campo, sette in panchina e gli altri dieci tutti in tribuna non ci stanno. Preferisco una rosa ridotta a 23 o 24 giocatori».
Poi è salito di livello, il vecchio Mou.
Fa: «Otto dovevano andarsene e quattro dovevano arrivare con funzioni specifiche per la crescita della squadra. Ma di questi otto se ne sono andati solo quattro di cui tre erano in scadenza di contratto. Solo grazie al prestito di Jimenez è entrato in cassa qualcosa, altrimenti zero euro e quando una società non ha profitti il suo allenatore deve essere molto pragmatico e rispettoso della situazione». E non è Moratti il destinatario della scudisciata: «Non posso chiedere niente a un presidente che tratta l’Inter come la sua famiglia». Poi un ritocchino: «Volevo un difensore centrale, un centrocampista, un trequartista e un centravanti. Sono arrivati Milito e Thiago Motta». Mancano un centrale e un trequartista, Carvalho e Deco: «Parlo solo dei giocatori che ho in organico - ha spiegato Josè -. Il mercato è aperto fino al 31 agosto ma chi arriva in una squadra così tardi non ha le medesime possibilità degli altri». Un modo garbato per ricordare che aveva chiesto di partire per gli Usa con una rosa definita: «Non credo che arrivino giocatori di qualità perché sono molto difficili da acquistare, se la rosa è questa non è quella dei miei sogni e gli obiettivi della squadra verranno adattati alla realtà. Significa che in Europa ci sono tre o quattro squadre più forti di noi. Io non prometto niente, non sono Merlino o Harry Potter, posso solo garantire che lavoreremo di più, io, il mio staff, i giocatori».


Scusi Josè, ma tutti indicano l’Inter la squadra favorita per lo scudetto...: «L’anno scorso ho detto che non sono un pirla. Quest’anno posso dire che se qualcuno pensa di non aver bisogno di migliorare, è un pirla». L’ultima scudisciata è di gruppo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica