Il T-Day (inteso come giorno dei tagli) dovrebbe essere il 10 settembre. Per quella data, Tommaso Padoa-Schioppa aspetta dai colleghi ministri le indicazioni dei tagli di spesa, dicastero per dicastero, da inserire nella legge finanziaria. Ma finora, Tps ha ottenuto soltanto una serie di «no» preventivi, con pochissime eccezioni. Sarebbero da reperire 20-21 miliardi: ma come, e dove?
A chiarire che non cè spazio per tagli di spesa sono stati Giuliano Amato (Interno), Arturo Parisi (Difesa), Clemente Mastella (Giustizia), Alfonso Pecoraro Scanio (Ambiente), Emma Bonino (Commercio estero), Beppe Fioroni (Pubblica istruzione), Paolo Ferrero (Solidarietà sociale), Antonio Di Pietro (Infrastrutture), Luigi Nicolais (Funzione pubblica). Traccheggia Alessandro Bianchi (Trasporti). Il solo Paolo De Castro (Agricoltura) dichiara a malincuore che rispetterà le tabelle di Padoa-Schioppa, pur ricordando che con la scorsa Finanziaria il suo ministero ha portato in dote 800 milioni.
Bianchi giura che sui tagli «stiamo lavorando già da un po» anche se in realtà è alla ricerca di nuovi finanziamenti per il trasporto urbano, in particolare le metropolitane. Anche Di Pietro fa il diplomatico: «Tagli no - dice - visto che sprechi da noi non ce ne sono. Cercheremo di razionalizzare la spesa, di razionalizzare le risorse per migliorare i servizi».
Sul fronte opposto - quello del duro rifiuto - si distinguono Clemente Mastella e Paolo Ferrero. Il primo ha già chiarito che il taglio lo ha già subìto durante le vancanze estive - quello delle cime dello yacht in cui riposava - e non è disponibile a tagli di altri genere. Ferrero è, per formazione e convinzione, contrario a ogni tipo di risparmio. Al contrario, il ministro chiede maggiori risorse per le politiche sociali. Il ministro è favorevole allaumento delle tasse - nel mirino, adesso, quelle sui Bot - mentre non si deve tagliare un centesimo di spesa corrente. Anche Pecoraro Scanio di tagli non vuol sentir parlare. «Listruzione ha già dato», taglia corto Fioroni.
Amato e Parisi sono accomunati dalla necessità di ottenere più fondi per la sicurezza e la difesa: altro che tagli. Il Dpef indica che la spesa si deve concentrare proprio sulla sicurezza, ricorda il ministro dellInterno; mentre Parisi ha ribadito che gli obblighi internazionali imporrebbero allItalia di raddoppiare la spesa per la difesa, dall1 al 2 per cento del prodotto interno lordo. Vincenzo Visco non deve tagliare ma reperire maggiori entrate fiscali. Stavolta il viceministro ha chiarito che la Finanziaria si deve fare coi tagli, non con le tasse come lanno scorso.
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