Gaia Cesare
da Milano
«Dopo più di un anno di matrimonio, mia madre e mia moglie si capiscono ancora a gesti. Lostacolo della lingua resta». Ma di ostacoli Mazhar Shafik, 25 anni, pachistano originario di Lahore, capitale della provincia del Punjab, ne ha affrontati di ben più complessi da quando si è innamorato di Michela, 24 anni, italiana di Padova. «Mia madre e la famiglia di lei non volevano saperne di vederci insieme. In famiglia scoppiò una guerra. Proprio nei giorni in cui volevo chiederla in sposa, tra laltro, uscì la notizia di un islamico che aveva ucciso la moglie per gelosia. Le cose si fecero ancora più complicate». Ora Mazhar vive felice a Milano, con due bimbi, «ma al nostro matrimonio i fratelli e le sorelle di lei non si presentarono perché contrari e i miei, soprattutto mia madre, hanno sempre tentato di dissuadermi, dicendomi che le donne italiane sono troppo libertine». Storie di coppie miste, storie di culture e di religioni che si incontrano e si scontrano. «Forse ha aiutato il fatto che mia moglie, che ora ha preso il nome di Fatima, si sia convertita allIslam. Questo sicuramente ha rassicurato la mia famiglia, ma anche me, che non credo nei bimbi cresciuti con i genitori divisi dalla religione. Però che fatica. Oltre alla battaglia coi miei, ho dovuto affrontare anche gli ostacoli burocratici: più di un anno perché arrivasse da Islamabad un foglio che dimostrasse che in Pakistan non avevo altre mogli». Matrimoni combinati, cugini costretti a sposare cugini e a mantenere o migliorare lo status della casta cui appartengono. Di storie di imposizioni, divieti, amori interrotti Ahmad Ejaz, leader della comunità pachistana in Italia - sposato con unitaliana e oggi unico membro asiatico per lIslam non arabo della Consulta creata dallex ministro degli Interni Giuseppe Pisanu - ne conosce a decine. «Molte famiglie, magari vivono in Italia da anni, ma rispediscono le figlie in Pakistan nelletà da matrimonio per evitare che sposino italiani. Per le donne i matrimoni misti sono un traguardo quasi impossibile, perché nella nostra cultura sono considerati un grande scandalo, un terribile disonore».
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