«Io, pastore, tra stranieri di 27 nazioni»

Ha ottant’anni, ma nonostante gli acciacchi non ha tempo di invecchiare. Si chiama don Luigi Traverso, è il parroco di San Siro, nel cuore dei carrugi di Genova, e vive buona parte della sua giornata in una grande sacrestia, quasi assediato da centinaia di poveri, immigrati, disperati, tossicodipendenti, anziani abbandonati che non riescono a pagare le bollette, prostitute bisognose di aiuto (nel territorio parrocchiale c’è la via del Campo cantata da Fabrizio de André). Un terzo dei suoi 3.000 parrocchiani sono stranieri, di 27 nazionalità diverse. Il Giornale gli ha chiesto di commentare l’identikit del prete che emerge dalle parole del Papa.
È importante per il sacerdote l’umiltà e la consapevolezza del suo compito?
«Siamo indegni di essere preti ma dobbiamo anche esserne fieri. Io dico sempre al Signore: quando mi hai chiamato, forse ti sei sbagliato, perché io non sono degno del dono ricevuto. Ma sono contentissimo di questa vocazione!».
Il prete deve aspirare alla santità?
«Dobbiamo uniformarci a Gesù, anche se guardandolo constatiamo la nostra indegnità e la nostra miseria. Eppure, nonostante la nostra pochezza, Gesù opera attraverso di noi. Del resto anche i primi che lo hanno seguito, gli apostoli, all’inizio non erano dei giganti di santità. Poi seguendo lui, hanno donato le loro vite».
Come vive il prete il rapporto con la gente?
«Condividendo problemi, difficoltà, miserie, gioie. Il sacerdote deve far sapere che ciascuno è amato da Dio e che Gesù è morto sulla croce per salvarci. Io prego il Signore che riesca a salvare tutti quelli che incontro, che nessuno manchi all’appello finale».
Il papa richiama all’attenzione nel celebrare la messa.
«La messa è il cuore della vita di un prete. Se uno fosse prete soltanto per celebrare la messa, ne varrebbe la pena. A volte subentrano la stanchezza e la superficialità, ma anche in questo caso, la speranza è che la forza del Signore scavalchi la nostra debolezza».
Il prete deve richiamare i fedeli alla confessione, che non pare più di moda...
«Eppure è proprio lì che il Signore si manifesta nella misericordia e nel perdono».
Prete ricco nel dare, ma povero per se stesso. Che cosa ne pensa?
«Viviamo tempi di crisi. C’è tanta gente che non ce la fa ad andare avanti. E c’è chi ha ma non condivide. Gesù invece ha condiviso tutto. La mia esperienza in parrocchia mostra però che grazie a Dio ci sono tante persone che donano se stesse o quello che hanno per aiutare gli altri».


Il celibato è ancora valido o è da abbandonare, come alcuni chiedono?
«È un dono prezioso, uno dei più belli, che continua ad essere valido e attuale, anche se qualcuno non ce la fa a viverlo. Credo che il Signore qualche defezione l’abbia messa in conto fin dall’inizio...».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica