Taormina (Catania) - Gettare la spugna, soltanto perché a un anno ti hanno amputato le gambe al di sotto del ginocchio? Non sia mai, si è detta man mano che cresceva in bellezza e in salute Aimée Mullins, la 33enne “Pistorius in gonnella”, che fa marameo ai pregiudizi. Se, infatti, si è da poco allentata l’attenzione mediatica sullo scattista Oscar Pistorius, sempre immortalato in cima alle sue leve–protesi, che lo rendono simile a un androide ora temibile ora ammirevole, adesso i riflettori si accendono sulla notevole (per presenza fisica) ragazza Usa, che al posto delle gambe sfoggia arti di legno, intagliate a mano. Ma anche gambe di design, gambe effetto medusa, gambe di vetro, gambe con caviglie a propulsione. «Questo significa che il dibattito sociale sul progresso della prostetica si fa sostenitore di una potenziale rivoluzione nel pensiero comune e sarà questa a precedere ogni cambiamento estetico», afferma Aimée, in questi giorni giurata al Festival internazionale di Taormina, dove trova il tempo per macinare un film dietro l’altro, rilasciare interviste, leggere copioni e scendere al mare insieme al fidanzato.
Altro che «diversamente abile». Si è laureata alla Georgetown University e intanto è stata stagista al Pentagono, ha corso contro i «normodotati», ha partecipato alle Paralimpiadi di Atlanta e stabilito i record dei cento metri e del salto in lungo. Poi ha girato tre film, per divenire singolare Musa dello stilista Alexander McQueen e dell’artista concettuale Matthew Barney, senza trascurare la sua attività sportiva. In passerella riesce a cambiare altezza grazie alle sue gambe e passare da un metro e 76 centimetri a un metro e 85.
Aimée Mullins sa come non perdersi d’animo. «Per abbracciare l’umanità collettiva dobbiamo riconoscere di essere universalmente connessi l’uno all’altro, mentre lottiamo contro le “disabilità”. Se pensiamo che ogni disabilità umana ha lo scopo di nutrire la creatività e ispirare grandezza, siamo in grado di realizzarci a dispetto di qualunque difficoltà», sostiene questa testimonial di come la vita possa essere una cosa meravigliosa, a patto di possedere la giusta dose di ottimismo, per sormontare ogni ostacolo. Così, nessuno osa commiserarla, quando sfila sul palcoscenico taorminese, inguainata nei pantaloni di pelle, che nulla lasciano all’immaginazione, con tanto di piedi di legno infilati nei preziosi sandaletti estivi, con le pietre che luccicano sulla materia legnosa. Né si notava, l’altro giorno, troppa differenza tra le sue gambe accavallate e quelle, ugualmente composte, di Jessica Lange, intente tutt’e due a dimostrare come la forza femminile sia un propellente eccezionale. «Quando il suolo delle avversità è arricchito da ricerche e tecnologie all’avanguardia e da elementi nutritivi antichi, come la poesia, l’ispirazione germoglia. Così non smetto di correre, o di sfilare», racconta Aimée, che porta i lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo molto sbarazzina.
Nata in Pennsylvania, ad Allentown, finora l’attrice, modella e centometrista, ha avuto una sua visibilità al Festival di Tribeca, sponsorizzato da Robert De Niro. Non a caso People l’ha messa tra le cinquanta donne più belle del pianeta. Gli orecchini a cerchio le donano, la sua pelle chiara è luminosa e i modi spicci, da persona che sa quel che vuole, denunciano una sicurezza ormai acquisita, non esibita e basta. Ad Aimèe piace soprattutto l’avanguardia artistica e infatti molti registi di videoclip, al momento, la richiedono.
«L’anarchia dell’espressione artistica è fondamentale e amo usarla per far saltare i preconcetti su cosa debba essere una protesi. Un arto proteico non rappresenta una perdita, ma è un bel sogno a occhi aperti. E può anche andare oltre le funzioni umane», sostiene, mentre si batte per far capire come «laddove gli altri vedono una limitazione, io vedo una possibilità».
Della bionica ha fatto la sua fede, delle protesi di design una certezza. D’altra parte, nell’immaginario collettivo, grazie anche all’effetto-Pistorius, lo stupore cede il passo all’ammirazione, l’incredulità alla fiducia. «Se lo scopo più ampio è quello di facilitare, ogni giorno, la vita a milioni di disabili, non possiamo dimenticare il valore dell’immaginazione collettiva. I benefici, alla fine, li avvertono tutti».
In tempi di crisi il solo apparire di un personaggio come Aimée rincuora. «Perché mai non dovremmo immaginarci lo “svantaggio” soltanto come un cambiamento al quale non ci siamo ancora adattati?», chiede lei. La risposta è in re ipsa, in questa stupefacente androide dal cuore di tigre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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