«Io, prigioniero in Camera, non rispondo alle provocazioni»

«Io, prigioniero in Camera». No, non è il titolo di un noir. È la condizione abituale dei deputati. Lo dicono loro, naturalmente. E ne vorrebbero dare testimonianza con tanto di orari, cifre e dati, in grado di certificare - sempre secondo loro - l’impegno a tutto campo in parlamento. Ci voleva Massimiliano Lussana, l’altra sera a Rapallo, per far uscire dal guscio Michele Scandroglio, neo-parlamentare ligure di Forza Italia-Popolo della libertà. Facendogli spiegare in pubblico la settimana tipica dell’onorevole. Ne è scaturito un siparietto niente male, che però fa in qualche modo anche giustizia - lo ammettano i qualunquisti - di tanti luoghi comuni e pregiudizi sulla «pacchia» dei rappresentanti del popolo seduti nelle assemblee legislative.
Impegno intenso
«Di solito - spiega Scandroglio - prendo l’aereo a Genova la domenica sera, per essere già presente al mattino di lunedì a Roma, in aula, per le riunioni di commissione. Poi, negli altri giorni della settimana, in genere fino a venerdì, mi fermo a lungo a Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, per seguire i lavori e partecipare alle votazioni. Che, in questi primi mesi di attività della legislatura, si sono susseguite in maniera molto intensa. Tanto che - aggiunge il parlamentare azzurro - si può affermare una realtà incontrovertibile: sono stati approvati più provvedimenti negli ultimi tre mesi che nei due anni precedenti, con il governo di centrosinistra guidato, si fa per dire, da Romano Prodi».
Bocca cucita
«È vero, a volte si ha voglia di rispondere alle provocazioni. Ma poi si rinuncia, per rispettare le istituzioni e per il bene del Paese. Ma la voglia è forte, eccome se è forte!». L’obiettivo è soprattutto Antonio Di Pietro e la sua squadra: «A volta il desiderio - confessa Scandroglio - è di opporsi a intemperanze assolutamente sgradevoli». Tutto questo anche se, ammette il deputato ligure, «ci sono esponenti di Italia di valori come Giovanni Paladini che fanno positiva eccezione, così come alcune colleghe dello stesso gruppo, di aspetto estetico davvero molto gradevole».
Vita mondana
Ci sarebbe, forse, anzi no, niente del tutto. «Roma è affascinante, offre molto in questo senso. Ma con quello che si fa durante il giorno - confessa Scandroglio, che pure è alto, gagliardo e, dicono, con un certo aplomb, anche ora che ha rinunciato alla barba -, si arriva alla sera che non si ha più nemmeno la voglia di andare a cena con gli amici o i colleghi». Ha resistito solo, per ora, la consuetudine, inaugurata per iniziativa di Scandroglio con i parlamentari eletti in regione, di ritrovarsi almeno una volta al mese con le gambe sotto al tavolo per concordare le iniziative a favore della Liguria. Il cosiddetto «patto della trattoria» che qualche polemica ha innescato all’inizio, quando qualche politico rimasto a remare all’oscuro, in periferia, si è sentito scavalcato dai parlamentari. «Niente di tutto questo - ribadisce il deputato e coordinatore azzurro -. L’iniziativa ha altri obiettivi, quelli cioè di un maggiore e migliore coordinamento, e non vuole assolutamente escludere il contributo di chi lavora con profitto lontano dalla capitale». Le cene in trattoria - rigorosamente a spese dei partecipanti - proseguono, dunque, e nessuno, pare, si sente più emarginato.

Nemmeno i ristoratori liguri, che sanno di poter pur sempre contare, nel fine settimana, sulla nostalgia del pesto e della focaccia col formaggio che assale inevitabilmente i «nostri» dopo la settimana da «prigionieri in Camera».

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